MERCOSUR : un’unione che deve rinnovarsi
Autore: Pierre Varasi, 23/04/2015
Il 26 marzo del 1991 nasceva con il trattato di Asunción il MERCOSUR (o MERCOSUL, Mercato Comune del Sud), tra Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay. Quattro anni dopo entrava definitivamente in funzione, portando diversi cambiamenti nell’economia di questi paesi. I provvedimenti di questa unione erano infatti diversi e rappresentavano una novità per i paesi dell’America Latina. Primo tra tutti il libero commercio di prodotti, servizi e materie prime tra gli stati membri.
Fin dal 1995 vennero tolti così dazi e restrizioni al commercio. La somiglianza con il MEC (Mercato Comune Europeo) non è casuale: gli stati membri del MERCOSUR hanno sempre ammesso di prendere la Comunità Europea come esempio di un’unione economica tra stati. Altro elemento fondamentale fu l’istituzione di una tariffa comune verso stati terzi all’unione. Vennero poi istituiti organismi che coordinassero le relazioni tra paesi membri, in particolare con riferimento ad agricoltura, industria e tutto ciò che potesse essere rilevante da un punto di vista economico.
Questi organismi servirono anche per consigliare agli stati quali cambiamenti interni fossero necessari per permettere al MERCOSUR di rafforzarsi: il trattato che lo aveva istituito prevedeva infatti alcuni doveri, tra cui il raggiungimento di un mercato comune vero e proprio, che avrebbe reso possibile un movimento libero, anche di forza lavoro oltre che di capitale, tra gli stati membri. Infine, si prevedeva che gli stati membri dovessero essere democratici e garantire uguali diritti.
Dal 1996 entrarono a fare parte del MERCOSUR nuovi stati, Bolivia e Cile in primis. Nel 2003 aderì il Perù, nel 2004 Colombia ed Ecuador. Infine, nel 2012, entrò il Venezuela. È proprio l’entrata del Venezuela, però, a mettere in dubbio le basi su cui questa unione poggia. Come sappiamo, il Venezuela è stato nelle mani di Hugo Chávez dal 1992 al 2013, e per quanto ci siano stati decisivi miglioramenti sotto il suo potere nell’economia del paese, e non solo, non si può mettere in discussione che di democrazia non si sia trattato. Chiamato il ‘dittatore socialista’ non a caso, è morto nel marzo 2013, e da allora il Venezuela si trova nella mani di Nicolas Maduro. Ma torniamo al MERCOSUR: non solo l’ammissione del Venezuela ha rappresentato la prima vera eccezione ai principi democratici che stanno alla base dell’unione, ma inoltre Chávez si è più volte detto contrario allo stesso principio di libero commercio, sostenendo invece bisognasse portare l’unione verso nuovi principi socialisti. Nessuna delle decisioni fatte dal 2012 in poi è stata effettivamente implementata dal Venezuela, mettendo a repentaglio l’efficacia di vecchie e nuove proposizioni.
Dall’ingresso del Venezuela ad oggi, il MERCOSUR è stato re-indirizzato verso funzioni più politiche e sociali che economiche. Rimane quindi da capire quale sarà il ruolo di questa supposta area di libero scambio nel futuro. Tuttavia, potrebbe esserci una nuova spinta e questa potrebbe giungere dall’Unione Europea. Nei primi anni della sua nascita, MERCOSUR ed UE hanno tentato una collaborazione, ma fin dal 1999 le discussioni sono state interrotte e rimaste in una fase di stallo. Oggi, però, sembra esserci nuova volontà, in particolare da parte dell’Uruguay di Vazquez, di lanciare una collaborazione tra le due unioni.
Insieme alla presidente del Brasile Dilma Rousseff, Vazquez spera di riuscire a proporre un nuovo dialogo con l’UE. Se questo funzionasse non ci sarebbero solo conseguenze economiche per i due gruppi di stati, ma il MERCOSUR potrebbe avvantaggiarsi di questa nuova ‘linfa vitale’ per aggiornarsi e rimanere attivo. Il Venezuela sembra essere riluttante all’idea, ma, almeno in questo stadio delle cose, non ha grande influenza e non può far affondare il progetto.
Il bisogno di un rinnovamento è evidente se si considera che gli scopi che gli stati membri si erano posti negli anni ’90 non sono stati raggiunti, per esempio non ci sono tariffe ne politiche comuni verso paesi terzi esterni all’unione. Le difficoltà si originano anche per le troppe differenze tra i paesi membri: è difficile avere politiche comuni quando l’inflazione è in un paese al 6,7% (Uruguay, 2010) e in un altro al 27% (Venezuela, 2010). In particolare, gli stessi portavoce dell’unione ammettono che quando i principi sono effettivamente implementati, lo sono per la volontà di stati che stanno solamente perseguendo i propri interessi, e non per la volontà di perseguire gli interessi o gli scopi dell’unione.
Poi, come annunciato dal ministro degli esteri dell’Uruguay Rodolfo Nin Novoa, oggi il MERCOSUR partecipa solamente all’1% degli scambi principali fatti da paesi che optano per il commercio libero. Dato lo stato delle cose, e la quasi impotenza del MERCOSUR dal 2012, qualche cambiamento va di certo apportato. L’unione dovrà evolversi nel prossimo futuro, pur di raggiungere qualche risultato concreto, e puntare ad entrare in nuovi mercati se vuole sopravvivere.
FONTI :
- The economist
- Mercopress.com
- Buenosairessherald.com