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Polonia Business e ZES – Zone Economiche Speciali

POLONIA BUSINESS - Polonia scheda paese e ZES zone economiche speciali

Opportunità Polonia Business e ZES – Zone Economiche Speciali

POLONIA BUSINESS: PERCHE’ LA POLONIA E’ INTERESSANTE PER IL TUO BUSINESS ? UN OUTLOOK SUL PAESE

La Polonia può offrire ad un imprenditore che decida di stabilirsi nel territorio polacco, una stabilità economica e politica, bassi costi di produzione e distribuzione, incentivi statali, e facile accesso ai mercati europei.

LE ZONE ECONOMICHE SPECIALI Z.E.S.

Le Z.E.S. sono state istituite in Polonia a seguito della legge del 20/10/94 per lo sviluppo economico, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale polacca 1994 n. 123 voce 600.

La Polonia presenta ben 14 Zone Economiche Speciali Z.E.S. che saranno attive almeno fino al 2026 tramite apposito quadro normativo. Le Z.E.S. occupano una superficie di 15.673 ettari in aree non abitate; se un imprenditore si insedia in una di queste aree, può godere di condizioni agevolate e aiuti pubblici consistenti:

- Lotto di terreno predisposto per l’investimento a prezzo favorevole;
- Consulenza per assistere l’azienda e predisporsi ad investire;
- Incentivi comunali e sgravi fiscali sulle imposte sugli immobili;
- Per i paesi Extra – UE sgravi sui dazi in importazione;
- Sgravi sulle imposte relative ai mezzi di trasporto;
- Incentivi per l’assunzione di personale (agevolazioni non fiscali);
- Incentivi relativi alle procedure di investimento (agevolazioni non fiscali);
- L’esenzione dal pagamento delle imposte sul reddito: essa dipende dalla localizzazione e dall’ammontare dell’investimento, dagli oneri per l’assunzione dei dipendenti, dalla dimensione dell’impresa. L’incentivo varia dal 30% al 50% in funzione delle regioni; nel caso di piccole imprese ci può essere un ulteriore sgravio del 20% con alcune limitazioni ad alcuni settori.

REQUISITI

- Investimento non inferiore a 100.000 €;
- L’Investimento e i posti di lavoro creati debbono essere mantenuti per almeno 5 anni (3 anni per le PMI).

VISUALIZZA L’UBICAZIONE DELLE ZONE Z.E.S.

Polonia ZES zone economiche speciali

In funzione del settore merceologico dell’Azienda italiana, ci sono delle zone geografiche dove è consigliato l’inserimento nel tessuto industriale locale per la presenza nel territorio di aziende operanti nello stesso settore, dunque vi è una maggiore facilità di reperimento di Risorse materiali e immateriali / umane con adeguata professionalità e skills.

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Russia Unione Euroasiatica

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L’UNIONE DOGANALE EURASIATICA E IL COMMERCIO CON LA RUSSIA

Autore: Lorenzo Giusepponi
Gennaio 2018

L’Unione Doganale Eurasiatica

La Russia è attualmente proiettata verso il potenziamento dell’Unione Doganale con Bielorussia e Kazakistan, fondata nel 2010. Dal momento che l’Ucraina si sta progressivamente allontanando dalla sfera d’influenza russa, si assiste a una crescente integrazione politica ed economica tra i Paesi aderenti all’Unione e all’accrescimento della sua membership, attraverso il coinvolgimento di altri due stati: l’ Armenia e il Kirghizistan.

La promozione dell’integrazione economica tra gli Stati aderenti alla CSI (Comunità degli Stati Indipendenti) cominciò a vedersi nel 1994, quando si iniziò a parlare della costituzione della Comunità Economica Eurasiatica . L’accelerazione di questo processo, tuttavia, è avvenuta solo nel novembre 2009, quando Russia, Bielorussia e Kazakistan hanno firmato un accordo per istituire un’unione doganale caratterizzata da una tariffa esterna comune, un Codice Doganale comune, l’abolizione delle barriere non tariffarie e la ripartizione degli introiti su base proporzionale – Russia 88%, Kazakistan 7% e Bielorussia 5%.

L’Unione Doganale Eurasiatica è entrata ufficialmente in vigore il 1° gennaio 2010. Due anni dopo, i tre Paesi hanno fondato lo Spazio Economico Comune, un mercato unico per la libera circolazione di beni, servizi, capitali e lavoro. Nel maggio 2014, i presidenti di Russia, Bielorussia e Kazakistan hanno firmato il trattato sull’ Unione Economica Eurasiatica, entrato in vigore il 1° gennaio 2015. Lo stesso anno si sono aggiunti anche Armenia e Kirghizistan.

Un interrogativo riguardo a tale organizzazione è se sia effettivamente possibile raggiungere un’unione economica efficace in così poco tempo, considerando quanto ne è occorso all’ Unione Europea per raggiungere lo stesso scopo. Un secondo problema è quello legato alla membership. Se l’Unione vuole davvero diventare un baluardo di mezzo tra l’Europa e la Cina, come dichiarato dal Presidente Putin, l’aumento del numero degli Stati membri è una priorità. L’economia russa, infatti, rappresenta quasi il 90% del volume economico complessivo dell’Unione, rendendo quasi simbolica la partecipazione della Bielorussia, economicamente dipendente dalla Russia, e del Kazakistan, che ha aderito per ottenere un mercato di sbocco per l’esportazione di materie prime, piuttosto che per un reale beneficio derivante dallo spazio economico comune.

Le problematiche dell’Unione Economica Eurasiatica riguardano anche i benefici economici che gli Stati membri dovrebbero ricevere dalla loro partecipazione. Nel 2011, il commercio tra gli Stati membri era cresciuto più del 34% e del 15% nel primo semestre del 2012. Questo risultato, tuttavia, è sembrato essere legato alla ripresa successiva alla crisi del 2009, quando il PIL russo era sceso di più l’8%. Già dalla seconda metà del 2012, la crescita dell’interscambio commerciale si era ridotta al 3%, dato che, secondo alcuni osservatori, presagiva la fine degli benefici prodotti dall’Unione Doganale. Tale tendenza è stata confermata nei primi sei mesi del 2013, che hanno visto una decrescita negli scambi con la Bielorussia del 5% e con il Kazakistan, una crescita di solo il 2%. Infine, un’altra difficoltà che l’Unione Doganale deve affrontare è l’ingresso dei suoi membri nell’OMC e, di conseguenza, la necessità che la normativa regionale sia conforme a quella multilaterale.

Importare in Russia

A causa di procedure complesse, l’importazione di merci in Russia è complicata. L’accesso dei prodotti occidentali nel Paese è reso difficile dalle sanzioni imposte dai Paesi occidentali in seguito alle tensioni politiche con l’Ucraina. Nel caso di dichiarazione di importazione, il dichiarante deve essere una persona fisica o giuridica russa, tranne quando si tratta di persone fisiche che importano i propri effetti personali. I soggetti non residenti possono invece rivolgersi a un broker doganale, ovvero un soggetto abilitato a prestare servizi doganali a favore di terzi.

Per l’importazione di alcuni tipi di merci (ad esempio: prodotti alimentari, medicinali, detersivi, cosmetici, profumi, elettrodomestici e componenti elettronici), è necessario possedere un certificato di conformità alla normativa russa in materia di tutela del consumatore e di sicurezza. L’ente competente è il Rosstandart. Le merci per cui è richiesta la certificazione di conformità, possono essere sdoganate solo se accompagnate dal certificato Gost-R.

La Russia, così come l’Unione Europea, utilizza il sistema di codificazione e di designazione delle merci chiamato “sistema armonizzato”. Le merci importate sono normalmente soggette a tre tipologie di tributi: il dazio, l’imposta sul valore aggiunto e, per certi prodotti, le accise. A seconda del tipo di merce, sono previsti dazi specifici, ad valorem e misti. La tariffa russa è articolata in quattro sezioni a seconda dei Paesi, ai Paesi europei viene applicata la tariffa base.

Il certificato Gost-R

La normativa russa è diversa da quella europea e prevede che la maggioranza dei prodotti disponga di una certificazione diretta a verificare la loro conformità agli standard russi. Il Gost è un sistema introdotto ai fini della tutela della salute pubblica e della qualità dei prodotti sul mercato russo. Può essere rilasciato da un organismo russo o da uno estero, purché sia stato autorizzato dal Rosstandart. Gran parte dei prodotti, per poter essere sdoganati e commercializzati in Russia, devono avere questa certificazione.

Scambi commerciali Italia – Russia

Nonostante vi siano operatori italiani in gran parte delle regioni russe, la maggioranza risiede a Mosca e a San Pietroburgo. Il commercio tra Italia e Russia sta ancora scontando gli effetti della crisi economica e finanziaria che ha colpito il Paese nel 2014-2015, nonché quelli delle sanzioni europee. Nel 2016 l’interscambio ammontava a €17,4 miliardi, in confronto agli oltre 21 miliardi del 2015. Le importazioni italiane hanno subito il rallentamento maggiore, pari al 46%. L’area dei combustibili, che rappresenta un’importante quota degli acquisti italiani (65%), ha confermato la diminuzione degli anni precedenti. Nel 2016, ha subito un’ulteriore riduzione del 31,2% rispetto all’anno prima. Tuttavia, nonostante la quantità delle importazioni sia calata, questo andamento deriva anche da un calo del prezzo degli idrocarburi.

Le esportazioni italiane, che avevano subito una forte riduzione nel 2015 ( -25,3 % ), nel 2016 sono scese ulteriormente del 5%. Il calo delle vendite ha riguardato molteplici settori commerciali; il settore dei macchinari, che rappresenta il 26% delle importazioni russe, ha avuto una perdita del 21%. Al contrario, nel 2016 hanno visto una leggera ripresa le vendite di prodotti alimentari ( + 4,1% ), dell’abbigliamento ( + 6,2 % ), dei prodotti chimici ( + 9 % ), farmaceutici ( + 3,2 % ) e degli articoli in gomma e in plastica ( + 12 % ).

L’Italia è attualmente al sesto principale esportare verso la Russia, e lo stesso vale per le importazioni. A livello europeo, invece è il secondo, preceduta solo dalla Germania. Le prospettive dell’export italiano in Russia stanno migliorando, ma appare piuttosto difficile un ritorno ai livelli di vendita precedenti la crisi. I settori dove è consigliato investire sono: energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata, prodotti farmaceutici, sanità, mezzi di trasporto e prodotti alimentari.

Russia Export italiano verso la Russia - settori merceologici

Fonti:

- Agenzia ICE – ITA ( Italian Trade Agency )
- www.ubibanca.com
- www.informercatiesteri.it

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Immigrare negli Stati Uniti: la strada permanente e quella temporanea

Stati Uniti d'America - immigrare

Immigrare negli Stati Uniti: la strada permanente e quella temporanea

Autore : Pierre Varasi
Marzo 2015

Fin dal 1965, con l’Hart-Cellar Act, gli Stati Uniti crearono quello che da allora viene definito il ‘sistema delle preferenze’, con cui si intendeva favorire l’immigrazione di alcune categorie di persone. Oltre ai familiari di cittadini o di residenti permanenti, vennero avvantaggiati lavoratori sponsorizzati da aziende private.
140.000 erano i posti a disposizione per queste persone, che dovevano aver trovato quindi un lavoro in un’azienda americana disposta ad avviare la procedura per farli immigrare.
Oggi, la categoria dei cosiddetti ‘employment-based’ è suddivisa in cinque sottogruppi, ognuno con il suo limite numerico:

1. I primi ad essere ammessi saranno ‘persone con straordinarie abilità’ nelle arti, scienze, educazione, business o atletica, con una quota di 40.000;

2. Seguono persone con lauree avanzate oppure persone con eccezionali capacità nei campi prima citati, con un limite di 40.000;

3. Al terzo posto ci saranno lavorati specializzati con almeno due anni di esperienza, laureati e lavoratori non specializzati ma con un lavoro in un settore nel quale il governo statunitense si aspetta delle carenze, con una quota di 40.000;

4. Alcuni ‘immigrati speciali’ con ruoli quale il funzionario religioso, o persone che hanno svolto lavori per il governo all’estero, con 10.000 posti;

5. Infine, persone disposte ad investire da 500.000 a 1 milione di dollari in un’azienda che creerà posti lavoro per un numero di almeno 10 persone, con una quota per questi di 10.000 ammessi. Questa è la strada più semplice, ma, per ragioni ovvie, quella che meno persone possono perseguire.

Le quote non utilizzate vengono ripartite tra le categorie sottostanti, mentre quelle non distribuite nell’ultima categoria vengono aggiunte ai limiti della prima.
Non va dimenticato poi che ci sono altri metodi per poter diventare residenti, tra cui uno casuale definito ‘diversity lottery’. Una volta raggiunta la meta scelta il mercato del lavoro è molto più flessibile e di facile ingresso che in Europa, anche promozioni e avanzamenti di carriera sono relativamente semplici, a patto che si conosca la lingua e si sia disposti a fare gavetta.
Il passaggio da qui ad ottenere una piena cittadinanza non è dei più difficili, sebbene abbastanza lungo da un punto di vista temporale: con una Green Card ci vogliono circa dai 5 ai 6 anni per ottenere diritti e doveri di un cittadino.

La strada non è, in definitiva, semplice, ma il rovescio della medaglia è che ci sono anche quote e posti per dei lavoratori temporanei. Negli Stati Uniti ogni anno arrivano milioni di persone con un visto temporaneo, che vengono definite ‘non-immigrant’. Nel 2013 sono stati concessi circa 9.164.349 visti. Diverse sono le modalità tramite cui queste persone vengono ammesse: si va da visti turistici ad occupazionali, per finire con visti a studenti; tutti con uno status legale temporaneo. È opportuno per importanza economica e politica descrivere meglio la categoria H, quella dei lavoratori, che nel 2012 ha ottenuto 611.912 concessioni. Di questi 135.991 sono stati concessi a lavoratori con un’occupazione speciale; 65.345 a lavoratori agricoli; 50.000 a lavoratori stagionali e 80.015 a familiari di lavoratori con un visto del tipo H.

Le categorie principali di lavoratori temporanei sono suddivise tra tre visti:

H-1B: Questo visto permette a compagnie ed aziende statunitensi di assumere stranieri in occupazioni che vengono definite ‘speciali’. Sono lavoratori altamente specializzati, ma soprattutto gli unici ad avere la possibilità di diventare direttamente residenti permanenti. La durata del visto è di tre anni, con la possibilità di chiedere un unico rinnovo. La richiesta di residenza permanente deve pervenire con la sponsorizzazione dell’azienda. Questo visto ha un tetto annuale massimo di 65.000 quote, con altri 20.000 posti per studenti con lauree specialistiche ottenute in università americane. I rinnovi non vengono scalati da queste quote.

H-2A: Permette l’ingresso a lavoratori agricoli stagionali. Devono essere originari di uno dei 59 stati, aggiornati annualmente, a cui viene permesso l’invio di propri cittadini. Pur non essendoci limiti al numero accettato il visto è valido solo un anno e rinnovabile fino a tre.

H-2B: Questi sono visti stagionali ma non agricoli. Anche qui possono fare richiesta solo cittadini di uno dei 59 paesi scelti annualmente dal governo. Validità e rinnovabilità non cambiano da quelli dell’H-2A. È però presente un limite numerico pari a 66.000.

LINK : USA GOV

FONTI :

- Immigration Policy Center ;
- Report of the Visa Office;
- J. H. Wilson, Immigration Facts:
- Temporary Foreign Workers

Sud Africa SCHEDA PAESE

Sud Africa SCHEDA PAESE

Sud Africa Scheda Paese - Country Profile

INFORMAZIONI GENERALI SUD AFRICA

Nome Ufficiale: Republic of South Africa
Superficie: 1.221.041 Kmq
Popolazione: 55 mil abitanti
PIL nominale: 723,5 miliardi USD
PIL procapite: circa 13.154 USD
Capitale: Pretoria, Città del Capo
Altre città importanti: Johannesburg (3.800.000), Durban (3.100.000), Port Elizabeth (1.500.000), East London (800.080), Pietermaritzburg (553.000), Bloemfontein;
Forma di Stato: Repubblica
Governo: Thabo Mbeki, presidente eletto dal 14 giugno 1999, (attuale Jacob Zuma)
Religioni: Cattolica, protestante
Lingua: 11 lingue ufficiali, tra le quali; afrikaans, inglese, zulu, xhosa, tswana, sotho, tsonga, swazi, venda, ndebele
Moneta: Rand (Z), Tasso di cambio 1Euro=10,55 ZAR (17,75 attualmente)

QUADRO MACROECONOMICO SUD AFRICA

L’economia del Sud Africa è in assoluto la più evoluta del continente africano, genera più di un terzo del reddito africano, in uno spettro molto ampio di settori produttivi che si contraddistinguono per standard operativi del tutto simili a quelli dei paesi industriali.
- 40% della produzione industriale del continente;
- 25% del prodotto interno lordo e più della metà della produzione di energia elettrica;
- 45% della produzione mineraria.

Si è dotata nel tempo di infrastrutture complesse, di un settore manifatturiero con un buon livello di produttività e di un settore dei servizi ampiamente sviluppato, con un efficiente comparto finanziario e solide istituzioni; rappresenta un luogo ideale per lo sviluppo di investimenti e scambi commerciali in particolare con le zone posizionate a sud del deserto del Sahara, la porta di ingresso per agli altri mercati della regione africana australe sia da un punto di vista logistico che finanziario e commerciale.
L’attività economica principale si concentra nelle quattro aree metropolitane: Johannesburg, Durban/Pinetown, Cape Peninsula e Porth Elizabeth/UitenHage.

Il Sudafrica può contare su un posizionamento geografico strategico per via dei corridoi logistici di trasporto merci e passeggeri che collegano il mondo orientale con quello occidentale, il nord e il sud del mondo, l’emisfero boreale con quello australe; si configura come hub gestionale e distributivo per l’accesso ai paesi limitrofi dal tessuto economico globale.

Nella top3 dei paesi a maggiore attrattività, il Sudafrica raccoglie 4,8 miliardi di dollari in media di investimenti diretti esteri ogni anno con picchi di oltre 9,5 miliardi, molti dei quali direttamente volti all’espansione nei paesi limitrofi come Mozambico, Angola, Zambia, nonché Kenya, Madagascar e Namibia.

Il Sudafrica si colloca nelle classifiche:

al 1° posto al mondo per possibilità/facilità di credito e finanziamento da istituti bancari locali;
al 10° posto per capacità di protezione degli investitori, locali e stranieri;
al 35° posto nella classifica “facilità di fare business”; mentre Italia e Cina si attestano rispettivamente al 87° e 91° posto; Brasile e India ottengono solo un 126° e 132° posto.

Il ruolo del settore pubblico ha avuto storicamente un ruolo primario nello sviluppo dell’economia del Sudafrica, tuttavia il Governo si sta attivando per incrementare il coinvolgimento del settore privato all’interno delle imprese governative.

SETTORI E DISTRIBUZIONE DEL PIL IN SUD AFRICA

- Agricoltura 3,8%;
- Industria 31%;
- Terziario 65,2%.

FORECAST in SUD AFRICA

Il settore dei beni strumentali è quello con maggiori opportunità per gli investitori esteri, per via degli sforzi per espandere e ammodernare le dotazioni infrastrutturali, (con un massiccio programma di investimenti delle imprese pubbliche), sia per l’esigenza di promuovere uno sviluppo sostenibile delle produzioni manifatturiere a maggiore valore aggiunto, rispetto alla produzione ed esportazione di materie prime, minerarie principalmente.
Spazi di mercato rispetto ai beni intermedi: impianti, macchinari per il settore agricolo ed agroalimentare, sistemi ed attrezzature per generare, trasmettere e distribuire energia elettrica; servizi ed impianti per telecomunicazioni; prodotti e servizi per trasporti autostradali, ferroviari e aerei; componentistica per mezzi di trasporto; meccanica strumentale per l’industria manifatturiera; materiali ed attrezzature per le costruzioni, lavori civili e infrastrutture civili; tecnologie per energie alternative e rinnovabili; attrezzature e impianti per la sicurezza; tecnologie per la difesa del territorio e il controllo ambientale; attrezzature per il settore minerario e tecnologie informatiche.
Opportunità sui beni di consumo, per cuoio e calzature, per il resto spazi ridotti per la concorrenza dei paesi asiatici. Si cerca di stimolare gli investimenti che portino a significativi trasferimenti di tecnologia, impiego massicio di manodopera locale e produzioni di beni destinati all’esportazione.
I settori ritenuti prioritari dal Ministero dell’Industria e del Commercio Estero (DTI): il comparto agroalimentare; chimico-farmaceutico ( 5% del PIL); automotive (6% del PIL) che offre occupazione a 300.000 lavoratori; settore trasporti; minerario; energetico e turistico (3,4% del PIL con una crescita media annua dei flussi incoming pari al 2,3%).
Nell’ambito delle Energie Rinnovabili, è stato sottoscritto nel 2011 il Green Economy Accord per la creazione di green jobs (profili con elevate skills), qualificati in Sudafrica mediante partnership e sinergie tra pubblico e privato. L’obiettivo: creare entro il 2020 trecentomila ulteriori posti di lavoro nel settore della generazione elettrica, e manifattura di prodotti atti a diminuire l’emissione di CO2, nell’agricoltura finalizzata alla produzione di bio-carburanti, nella gestione del patrimonio ambientale ed infine del turismo ecosostenibile.
Altri punti cardine: l’aumento dell’utilizzo di fonti rinnovabili nella generazione di energia, sostegno ai biocarburanti attraverso incentivi ai produttori, produzione di stufe ecologiche, spostamento di parte del traffico merci da ruota a rotaia, istituzione di programmi di finanziamento per progetti ecosostenibili ; infine incentivi e fondi per l’istruzione e la formazione di giovani per formarli professionalmente alle sfide del settore.

INVESTIMENTO DIRETTO ESTERO IN SUD AFRICA

In Sud Africa, esiste parità di trattamento per investitori locali ed esteri; questi ultimi hanno autonomia nel scegliere programmi di investimento, forma societaria da adottare, aree merceologiche (ad eccezione di sicurezza e difesa) e utilizzo di finanziamenti interni.

ASPETTI FISCALI IN SUD AFRICA

In Sud Africa, le società straniere sono tassate esclusivamente sui proventi realizzati nel Paese e sui capital gain relativi a beni immobili e asset dei propri fondi. L’imposta sul reddito delle persone giuridiche è pari al 28%. Dal 2007 la Tassa Secondaria per le Società (STC) del 10% sui dividendi netti dichiarati che, sommati al prelievo di base, determinano una tassazione effettiva del 36,89%. Le filiali o gli uffici di imprese straniere le cui operazioni avvengono in Sud Africa sono soggette a una tassazione del 33% sui profitti effettuati.

CARATTERISTICHE DEL SISTEMA GIURIDICO ED ASPETTI LEGALI IN SUD AFRICA

La Private Company, che è la forma societaria più diffusa, può essere costituita da un socio/amministratore unico, e di un rappresentante legale che deve essere residente in Sud Africa; la Subsidiary, ossia la sussidiaria di società estere, è considerata di diritto sudafricano; sono previste anche le filiali di diritto straniero e soggette a un obbligo di registrazione.

ACCORDI BILATERALI del SUD AFRICA

- Accordo sulla doppia imposizione;
- Accordo per la promozione e la protezione degli investimenti;
- Accordo per la cooperazione nei campi delle arti, della cultura, dell’educazione e dello sport;
- Accordo per la coproduzione cinematografica.

ASPETTI ASSICURATIVI IN SUD AFRICA

Condizioni di Assicurabilità SACE senza condizioni per rischio sovrano, rischio bancario, rischio privato e volturabilità polizza SACE per attività di Export o Investimento Diretto Estero nel Paese.

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Svezia eolico fotovoltaico biomassa

Svezia punta sulle Rinnovabili, Eolico, Fotovoltaico e Biomassa

Svezia eolico fotovoltaico biomassa

Autore: Martina Paoli
Gennaio 2017

SVEZIA: LA NUOVA AVANGUARDIA NEL SETTORE DELL’ENERGIA

Già dal 2005 la Svezia si è dimostrata lungimirante, introducendo una serie di politiche innovative volte al rispetto dell’ambiente, con l’obiettivo di diventare leader nel settore delle energie rinnovabili ed essere un esempio eccellente a livello globale.

Recentemente, in concomitanza con la Conferenza internazionale di Parigi sul cambiamento climatico e il precario quadro ambientale da essa delineato, il governo svedese ha annunciato l’intenzione di abbandonare totalmente i combustibili fossili entro il 2020, optando per energie alternative più intelligenti. Iniziative ecosostenibili simili sono state sostenute anche da altri stati, come la Costa Rica, la Danimarca (che ha investito largamente nel settore dell’energia eolica), l’Islanda (che ottiene quasi il 100% dell’energia da fonti geotermiche rinnovabili, come vulcani, geyser, vento e cascate) e persino la Norvegia, sebbene sia ancora uno dei principali produttori mondiali di petrolio e gas.

Attualmente, circa l’80% del fabbisogno energetico del paese deriva da risorse rinnovabili di vario tipo, in particolare legate all’energia idroelettrica e nucleare, mentre solo il 20% è connesso all’utilizzo di combustibili fossili. Tuttavia, secondo Anne Vadasz Nilsson, direttrice generale dell’Ispettorato svedese per i mercati energetici, Stoccolma è seriamente intenzionata a non sovvenzionare più il nucleare perché considerato obsoleto, troppo costoso e potenzialmente pericoloso. Per questo motivo, in breve tempo almeno 8 centrali nucleari presenti sul territorio verranno chiuse.

Come dichiarato più volte, il principio di precauzione, la lotta contro l’inquinamento e la volontà di garantire alle generazioni future un ambiente sano e privo di tossine sono i pilastri alla base della strategia politica del Primo Ministro Stefan Löfven.

Il piano di investimenti green elaborato dal governo prevede lo stanziamento di:

• 4,5 miliardi di corone nei prossimi 12 mesi per la creazione di infrastrutture verdi, l’installazione di pannelli solari e pale eoliche e lo sviluppo di biomasse;
• 50 milioni di corone l’anno nel settore delle tecnologie per lo stoccaggio di energia;
• 1 miliardo di corone per l’ammodernamento termico di edifici pubblici e abitativi al fine di ridurre il consumo energetico;
• 500 milioni di corone per promuovere la diffusione delle energie rinnovabili in paesi in via di sviluppo.

La Svezia costituisce, senza dubbio, un modello trainante e all’avanguardia per gli altri paesi del mondo. Grazie all’amore per il patrimonio naturale e alla diffusione della cultura del riutilizzo, riesce a riciclare il 99% dei rifiuti, importandoli anche dall’estero. L’elettricità ricavata da sorgenti rinnovabili alimenta il sistema di illuminazione ed i trasporti pubblici, mentre le vetture sono, per la maggior parte, ibride, elettriche o a gas.

Sono in costante aumento anche i progetti mirati a produrre biocarburanti destinati al settore dell’aviazione. Inoltre, al largo della costa occidentale del paese, la società svedese Seabased AB ha sviluppato il più grande impianto esistente per la produzione di energia dalle onde marine. Nonostante si tratti di un settore ancora poco esplorato, si prospetta la creazione di circa 20.000 posti di lavoro entro il 2030.

FONTI :

- huffingtonpost.it
- repubblica.it
- innovazione.diariodelweb.it
- treccani.it
- wikipedia.org
- tuttogreen.it
- greenreport.it

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Tanzania

LA TANZANIA – Introduzione su Africa, il continente Africano e le sue risorse; seguono Scheda Paese e Opportunità in Tanzania

Tanzania
L’Africa nel suo complesso rappresenta un’enorme bacino di risorse naturali a cui si aggiungono i vantaggi legati alla variegata meteorologia che riesce ad assicurare produzioni agricole caratteristiche dei climi temperati. Per colture come per esempio ortaggi, mais, vite si assiste a raccolti abbondanti, come abbondanti sono le varietà di frutti tipici di questi climi tropicali ed equatoriali. La posizione geografica del continente africano, completamente circondato dal mare, comporta enormi vantaggi per la comunicazione con continenti e stati.

La pratica della pesca ovunque praticabile con risultati tangibili nella totalità dei casi rappresenta una grande risorsa aggiuntiva.

Nonostante ciò il livello di sviluppo dei vari stati del continente africano sono distanti; ancora un numero ridotto di nazioni africane riesce a “dialogare” e confrontarsi con l’occidente.

Forti squilibri di carattere economico, politico, religioso, sanitario, culturale rallentano il desiderio e le concrete possibilità degli stati e degli individui di crescere. Sembrerebbe impossibile da credere eppure nazioni come la Libia, il Kenia, il Sud Africa, che possiedono tutte le potenzialità per decollare, sono in agitazione costantemente per motivazioni di carattere politico, razziale e religioso.

UN’ECCEZIONE: LA TANZANIA

Dopo aver preso in esame i paesi dell’area francofona dell’Africa (Marocco, Ghana, Guinea, Senegal) si fa la scelta di concentrare l’attenzione su un paese anglofono: la Tanzania.

DATI SINTETICI

- Popolazione in Tanzania: circa 47 milioni di persone;
- Capitale: Dodoma;
- Forma di governo: Presidenzialismo LINK SITO GOVERNO;
- Moneta: scellino tanzaniano;
- Lingue ufficiali: swahili, inglese;
- PIL prodotto interno lordo: 79,29 miliardi USD $
- PIL procapite: 1713 USD $
- Termini di copertura assicurativa SACE: con condizioni;
- La Tanzania appartiene ed è tra i paesi fondatori della WTO;
- Insieme a Kenia e Uganda, la Tanzania è membro dell’East African Community, costituita il 30/11/1999;
- Tramite “Africa Growth and Opportunity Act” la Tanzania dispone di accordi commerciali e di un trattamento preferenziale per esportare negli Stati Uniti;
- La Tanzania aderisce al “Convention Establishing the Multilateral Investment Guarantee Agency” (MIGA), inoltre membro di “International Centre for the Settlement of Investment Disputes”; la Tanzania ha anche firmato con l’Italia nel 2001 l’accordo di promozione e protezione degli investimenti esteri;

PUNTI DI FORZA DELLA TANZANIA

PRESIDENZIALISMO E CLIMA DI PACIFICA CONVIVENZA

Ex colonia Commonwealth, trova enorme giovamento dalla colonizzazione tedesca, in seguito alla prima guerra mondiale e dal dominio inglese dal 1964, a cui segue la proclamazione dell’indipendenza della Tanzania, che diventa così una Repubblica Presidenziale, con la figura carismatica di “ Padre Nyerere” che viene ancora ricordato come “L’uomo che ha dettato la via da percorrere” riuscendo a dare un esempio di fratellanza e pace, creando le condizioni per una convivenza e una buona armonia tra l’Islamismo e il Cristianesimo, le due religioni principali.

SCELTE ECONOMICHE E POLITICHE PER ATTRARRE GLI INVESTIMENTI ESTERI IN TANZANIA

Medesima impostazione hanno seguito i suoi successori, incluso il presidente in carica, a cui si può attribuire anche il grande merito di aver predisposto le condizioni politiche ed economiche per favorire ed incrementare l’ingresso nel paese di investimenti e capitali stranieri.
Tutti gli investimenti esteri nel paese sono regolamentati dal Tanzania Investment Act del 1997, mediante il Tanzania Investment Centre un’agenzia governativa che ha la funzione di coordinare e promuovere gli investimenti, fornendo assistenza alle imprese e agli investitori esteri.
Esiste anche il Certificate of Incentives, che certifica in modo ufficiale lo status di investitore in Tanzania.
Per le concessioni minerarie e petrolifere sono richieste delle autorizzazioni secondo quanto previsto dal “Mining Act” del 1998.
Il capitale minimo in equity da investire per progetti che prevedano il controllo da parte di investitori esteri al 100% è 300.000 USD $ mentre per costituire una società con socio / i di maggioranza tanzani o con controllo tanzano, il capitale minimo richiesto è di 100.000 USD $.
Ci sono differenti forme di incentivi e agevolazioni a seconda del settore e dell’impatto dell’investimento estero sull’economia locale.

QUALI SONO I VANTAGGI PER L’INVESTITORE ESTERO

- Essendo la Tanzania membra del “Multilateral Investment Guarantee Agency” e del “International Centre for Settlement of Investment Disputes” vi è completo riconoscimento della proprietà privata e tutela degli investimenti esteri; inoltre è possibile trasferire all’estero il 100% degli utili e anche del capitale in valuta;
- Attraverso l’istituzione delle ZES “Special Economic Zones”, la Tanzania dispone di agevolazioni fiscali e produttive sugli investimenti, in aree dislocate in 25 punti del Paese;
- Annullamento o fortissima riduzione dei dazi sui materiali introdotti nel paese collegati alla società costituita;
- Detrazioni del 100% delle spese legate a macchinari, impianti, edifici e strutture nell’ambito agricolo;
- Proroga del pagamento IVA su beni immobili;
- Completo rimborso DAZI sulle materie prime importate;
- Eliminazione IVA sui manufatti esportati;
- Possibile detrarre e con favorevole trattamento il deprezzamento sui beni capitali;
- Per il settore minerario, non si recupera la rivalutazione annuale investimenti in conto capitale;
- Le perdite nella gestione di una attività, possono essere detratte ai fini fiscali anche l’anno successivo per un periodo di 5 anni, per il settore minerario anche indefinitamente;
- Agevolazioni e pratiche velocizzate per quanto riguarda permessi ed autorizzazioni;
- Permesso di poter avere espatriati nella gestione aziendale;
- Altre agevolazioni secondo il settore e la tipologia di progetto.

I SETTORI TRAINANTI IN TANZANIA

L’economia della Tanzania risente fortemente della vocazione del paese verso la produzione agricola, che costituisce circa il 50 % del PIL, nonostante per via delle condizioni climatiche e della conformazione territoriale le zone coltivate sono solo il 4 % del totale.
I principali prodotti agricoli sono: tè, caffè, cotone, piretro (estratto dal crisantemo insetticida naturale), sisal, tabacco, anacardi, mais, chiodi di garofano, grano, tapioca, banane, frutta.
Anche l’allevamento di bovini e caprini, rappresenta un settore in fase di sviluppo che occupa quasi l’80% della popolazione.
La pesca di tonno e sardine per esportazione nelle acque interne costituisce un altro settore rilevante per la Tanzania.
L’ambito estrattivo nella fattispecie oro, diamanti e sale rappresenta un settore in espansione, nel paese si trovano anche modeste quantità di minerali ferrosi, carbone, tungsteno, piombo, caolino, magnesio e fosfato.

IL SETTORE MINERARIO

Vorremmo segnalare che negli ultimi 20 anni il settore minerario è stato protagonista di una forte crescita quasi esponenziale, che ha favorito l’avvento di numerose Società Multinazionali unitamente agli Small Scale Miners, ossia un tessuto di numerosi piccoli minatori che superano i 2 milioni di unità. LINK OPPORTUNITÀ PER INVESTITORI E FINANZIATORI NEL SETTORE MINING ORO E DIAMANTI

L’ISTRUZIONE

La Tanzania si è fortunatamente giovata, sin dalla colonizzazione” di Germania e Inghilterra di azioni politiche nell’ambito del welfare con una attenzione alla scolarizzazione diffusa ad ampio raggio, dunque non solo nei grandi centri urbani, ma anche presso i villaggi più isolati. Aree di scarsa scolarizzazione ancora persistono e andrebbero gradualmente eliminate.

LA RELIGIONE

Solitamente quando si parla di Medio ed Estremo Oriente ed Africa, il tema della religione rappresenta un aspetto molto delicato e spesso motivo di contrasto e meno di pacifica convivenza.
La Tanzania rappresenta un’eccezione più unica che rara, poiché sin dalla sua indipendenza nel 1964, si può definire una vera oasi in campo religioso, dove cattolici e musulmani convivono e collaborano aiutandosi reciprocamente, seguendo le indicazioni dei Presidenti succeduti nella Repubblica Unita di Tanzania.
E stranamente questo avviene anche nei piccoli villaggi dove vi sono soggetti che professano diverse religioni; anche se maggiori risorse di solito ad appannaggio dei musulmani questo non impedisce di contribuire alla costruzione di aree di culto per le diverse comunità religiose.

ALCUNI PUNTI DI DEBOLEZZA DELLA TANZANIA

LA SALUTE E I SERVIZI SANITARI

La mortalità infantile in Tanzania risente della scarsa potabilizzazione dell’acqua, la cui mancanza incide pesantemente su detta mortalità, nel caso di malattie come tifo, diarrea e malattie legate all’apparato respiratorio.

La scarsità di cibi in quantità e qualità adeguate, inclusa l’aspetto energetico legato al cibo, nonché le misure di protezione più elementari come le zanzariere (mosquito net) strumento basilare contro flagelli quale per esempio la malaria, malattia tipica del sonno, tutto questo tende, in assenza di rimedi, a rendere cronico l’innalzarsi dei dati statistici relativi alla mortalità.

Un altro allarme legato alla salute piuttosto ricorrente è quello che coinvolge i minatori locali e la contrazione di gravissime malattie, incluso il tumore per via della miscelazione a mani nude dei fanghi auriferi che contengono mercurio.

Considerando che gli ospedali sono spesso localizzati nei grossi centri abitati molto lontani, l’assistenza sanitaria è normalmente carente, e sarebbe auspicabile, che gli investimenti esteri nel tempo, possano contribuire a costruire nuove strutture per un più efficace trattamento sanitario oppure ove questo non è possibile, almeno locali nei punti principali dotati di dispensari medici e prodotti farmaceutici nonché vaccini con l’intervento di personale medico e paramedico settimanale.

L’ACQUA E LE RISORSE IDRICHE

L’acqua rappresenta per qualunque villaggio e comunità una risorsa preziosa e vitale, per la sopravvivenza e per le attività di investimento diretto estero.
E’ fondamentale pertanto intervenire creando depositi naturali stabili permanenti e azioni di potabilizzazione dell’acqua stessa, per le necessità crescenti, provvedendo alla costruzione di pozzi artesiani.
Le condizioni atmosferiche favorevoli che consentono i raccolti durante l’anno giustificano, in prossimità di laghi e/o fiumi, anche il creare adeguati sistemi di irrigazione.

L’ALIMENTAZIONE E LA DISTRIBUZIONE ALIMENTARE IN TANZANIA

Da parte dei capifamiglia in base all’esperienza degli ultimi dieci anni, mantengono una quotidiana
preoccupazione di mantenere i propri cari, nonostante l’attività professionale spesso malpagata e l’abitudine di spendere in alcolici e bibite gran parte del salario percepito.

Sarebbe auspicabile da parte di investitori stranieri elargire salari più elevati, come tuttavia le persone meritano, ed educarli ad essere più sobri verso l’alcool, rassicurandoli di poter ottenere quanto necessitano per il sostentamento della famiglia.

Creare localmente, al di fuori dei grossi centri abitati, piccoli punti vendita al dettaglio, forniti di prodotti alimentari come la farina di mais, farina di grano, il riso, il latte, gli ortaggi e bibite analcoliche, altro consentirebbe di rassicurare i percettori di reddito di poter garantire costantemente il sostentamento delle relative famiglie.

I DESK DELLA RETE ESTERA IBS
LINK DESK

Tanzania per investitori finanziatori concessioni miniere d’oro e diamanti

Tanzania opportunità nel settore MINING per investitori e finanziatori Internazionali; miniere d’oro, giacimenti auriferi, concessioni aurifere, diamanti

Tanzania investitori finanziatori miniere d'oro, giacimenti auriferi, concessioni aurifere, concessione aurifera

OBIETTIVO

Si cercano investitori / finanziatori internazionali per un progetto aurifero in Tanzania. Sono disponibili allegati e documenti di dettaglio relativi a Business Plan completo e analisi di fattibilità, previa sottoscrizione NDA (NON-DISCLOSURE AGREEMENT). In Tanzania, si riporta anche la disponibilità di concessioni con giacimenti di diamanti, tuttavia per questo file non sono pubblicabili informazioni e si richiede di accreditarsi come interlocutori affidabili mediante l’area CONTATTI.

LINK SCHEDA PAESE TANZANIA

LINK AI DESK DELLA RETE ESTERA IBS

PROGETTO AURIFERO IN TANZANIA

PREMESSE

La società che si intende costituire sarà registrata in Tanzania, al fine di intraprendere un progetto aurifero.

L’impianto verrà costruito nella zona coperta dalle PMLs che sarà acquistata o locata dalla costituenda società.

Le attrezzature minerarie includono:

- Impianto process. + Knelson C + Add. Ball M. + Laboratorio Chimico;
- Camion (s) con gru (10 tons) e cassone ribaltabile;
- Auto (s) 4×4 + Van per trasporto personale dipendente;
- Pale meccaniche + escavatore;
- Muletti + attrezzature + attrezzi;
- Cisterne per diesel;
- N°10 kit di meccanizzazione pozzi: martelli pneumatici, compressori, maglietti, apparecchiature per ventilazione, montacarichi, pompe per l’acqua, generatori portatili, kit di sicurezza, altro ancora;
- N°10 Cisterne deposito per acqua;
- Autocarri da miniera (20 tons);
- Generatori da 200 Kw con pannelli comando;
- Carotatrice;
- Gru capacità 15/20 t;
- Equipaggiamenti tecnici e geologici x salute, sicurezza, impatto ambientale.

Il progetto genererà reddito per i produttori e per i residenti nelle aree interessate dal progetto, rilanciando l’economia della zona creando posti di lavoro ed il rafforzarsi del commercio, legato alle attività minerarie.

I servizi tecnici, gli studi geologici, geofisici, geochimici, il rilevamento, i drillings, la pianificazione estrattiva, la gestione della sicurezza, dell’ambiente e della salute saranno gestiti esclusivamente dalla società costituenda.

L’ambiente sarà gestito in modo sostenibile mediante un piano assolutamente rispettoso della gestione ambientale e utilizzerà contrariamente alle multinazionali che usano cianuro, la lisciviazione mediante iodio, più conveniente e rispettosa dell’ambiente.

Il progetto avrà ricadute sia economiche che sociali elevate.

POSSIBILI LINEE ATTUATIVE DEL PROGETTO

Lo scopo è cogliere una opportunità di business ed investimento, le procedure e gli obiettivi per lo sviluppo del progetto riguardano 3 possibili modalità, anche abbinabili:

OPZIONE 1 – SFRUTTAMENTO “FINANZIARIO”

Lo sfruttamento finanziario dei giacimenti auriferi scelti, di proprietà, mediante studi geologici, rilevazioni satellitari ed aeree, successive prospezioni e prelievi con analisi di laboratorio dei campioni e la redazione finale di un Report of Resources a cura di Società specializzate ( S.G.S Svizzera, OMAC Irl. del Nord ecc. ) dunque emissione di appositi Certificati per investimenti finanziari. I tempi previsti per ottenere i Certificati sono circa di 10 – 12 mesi se sussiste pronta liquidità; l’impegno minimo di spesa per l’investimento è pari a 3,5 milioni di euro circa.
Oppure i Certificati possono venir inseriti in Borsa Miniere dunque posti in vendita verso potenziali investitori con elevati ritorni dell’investimento posto in essere.

OPZIONE 2 – ESTRARRE IL MINERALE

I Certificati offrono all’investitore l’opportunità in aggiunta allo sfruttamento finanziario, anche di estrarre, processare e commercializzare il materiale aurifero, mediante scassi underground e pozzi verticali dotati di kit di meccanizzazione (inclusa estrazione open pit o a cielo aperto).
Se l’investitore fosse interessato all’estrazione, il progetto prevede un ulteriore investimento minimo di 6,5 milioni di euro circa, con tempi di attuazione di circa 10 – 12 mesi nel caso di pronta liquidità.
Un impianto di processazione attraverso iodio rende nulli i rischi del sistema alternativo a cianuro, tradizionalmente utilizzato dalle grosse società che operano nel settore, che prevede la cianurazione e l’uso del mercurio che sono caratterizzati da una elevata tossicità, e provocano gravi malattie e un micidiale impatto ambientale.

OPZIONE 3 – SFRUTTARE LE CONCESSIONI GIÀ ANALIZZATE

Questa è la terza opzione che consentirebbe di sfruttare immediatamente le concessioni già “analizzate” attraverso pozzi verticali aperti e vene aurifere già scoperte, e assegnate in precedenza a minatori locali essendo possibile da parte nostra, acquistare le concessioni stesse, oppure aderire ad una partecipazione in JV Joint-Venture, in cui alla costituenda società verrà riconosciuta almeno il 90-95% del valore, visto l’investimento finanziario apportato al progetto.

Per qualunque opzione scelta, i tempi e i ritorni effettivi attesi risultano tangibili e brevi perché il prodotto viene pagato alla consegna previa verifica; la capitalizzazione del capitale investito trae giovamento da tale rapidità.

DATI AGGIUNTIVI SUL PROGETTO MINERARIO

ELASTICITÀ DELL’INVESTIMENTO

Iter procedurale che consente la possibilità di programmare sia l’investimento a se stante (studi geologici, prospezioni ecc.) con il rilascio dei Certificati e “mobilizzazione” degli stessi per gestione finanziaria; sia lo “start up” dell’escavazione, processazione e commercializzazione prodotto, ossia si può decidere di limitare l’investimento ai Certificati, oppure abbinare l’ambito minerario estrattivo.

DURATA DELL’INVESTIMENTO

Anche se il settore minerario può generare l’idea di tempi non brevi in realtà nel progetto la “capitalizzazione del tempo” prevede che per l’investimento totale è prevista una durata massima di 7 anni, tuttavia con la previsione di anticipare a 3-4 anni.
Questo sarà possibile nel concentrare al massimo gli assets realizzando incrementi di produzione e utili, da cui la riduzione dei tempi.

REDDITIVITÀ DELL’INVESTIMENTO

La redditività dell’investimento consente i risultati attesi sperati e in aggiunta di avere per oggetto la miglior commodity garantita e certa delle transazioni internazionali e mondiali.

VELOCITÀ CONSEGUIMENTO TANGIBILE UTILI

Rapida capitalizzazione degli utili, riducendo “la vacatio” tra sostenimento costi e conseguimento ricavi. Nell’attuale sistema globalizzato, questo vantaggio riduce i rischi nelle transazioni.

CONSEGUIMENTO MIGLIORI RISULTATI RISPETTO ALLE PREVISIONI

Nello Studio di Fattibilità svolto, strumento decisionale di sensibilizzazione all’investimento, assumono primaria importanza i valori di riferimento presi in considerazione, improntati sempre al principio di valutazione prudenziale per quanto attiene gli utili previsti, nel pieno rispetto della deontologia professionale consolidata, nell’operare la redazione del Business Plan.

DIVERSIFICAZIONE E RISCHIOSITÀ DELL’INVESTIMENTO

La diversificazione è prevista nell’estensione dello Studio di Fattibilità e anche come strategia “in corso d’opera”.

KNOW HOW E COMPETENZE

L’azienda italiana nostra committente offre:

- la disponibilità di diverse concessioni e di lista selezionata di concessioni aggiuntive da verificare onde acquisirne le migliori;
- know-how decennale che consentirà di rendere celere la fase burocratica presente anche in Africa accorciando di molto i tempi, per giungere velocemente ad essere operativi; start up produttivo e finanziario nel giro di pochi mesi, superando ostacoli che richiederebbero anni;
- rapporti consolidati di stima con i professionisti del settore mining: Ingegneri minerari, Geologi del Ministero e Liberi Professionisti della capitale Dar es Salaam;
- massima considerazione da parte del Geological Survey of Tanzania che rappresenta la prima Istituzione nazionale per elaborare gli Studi geologici e da parte di tutti i collaboratori Geologi, Tecnici etc.
- rapporto privilegiato con l’Ente Regionale del Ministero delle Miniere che rappresenta oltre il 90% nel settore mining nazionale con la presenza delle principali Società Multinazionali operanti nel settore (Golden Pride, Barrick, Geita, Anglogold, Kahama etc.);
- rapporto privilegiato con il personale del ministero dell’energia e delle miniere, disponibile a collaborare nel progetto, con enorme accreditamento in termini di professionalità e capacità;
- applicazione di tecnologie industriali innovative attraverso impianto di ultima generazione a iodio, che favorisce facile spostamento degli impianti all’occorrenza e attenzione all’aspetto umanitario dell’investimento, per le condizioni di salute degli operatori, e per il ritorno economico / sociale degli small scale miners (minatori dei villaggi);
- garanzia di professionalità e presenza continuativa di 10 collaboratori di massima fiducia.

ALCUNE FOTO DELL’IMPIANTO DI PROCESSAZIONE DELL’ORO TRAMITE IODIO

1. primary crusher - foto impianto di frantumazione
2. secondary crusher - foto impianto polverizzazione -  mills
3. foto polverizzazione e prima miscelazione
4. foto vasche di decantazione con agitatori
5. foto inizio del filtraggio del materiale aurifero
6. foto filtrazione finale
7. foto procedimento di osmosi inversa
8. foto collegamenti

DOWNLOAD SMALL SCALE MINERS PHOTOS

DOWNLOAD SPECIFICHE FOTO SMALL SCALE MINERS

Tunisia Scheda Paese

TUNISIA SCHEDA PAESE

Tunisia Scheda Paese
LINK GOVERNO TUNISIA
LINK TUNISIA ARAB SPRING

INFORMAZIONI GENERALI

- Nome Ufficiale Paese: Tunisia;
- Superficie Tunisia: 163.610 km2;
- Popolazione Tunisia: 10.480.934 milioni di cui 17,7% forza lavoro;
- PIL: 45.407 milioni $
- PIL procapite: 4.213 $
- Crescita del PIL attesa: oltre il 3,3% ;
- Capitale Tunisia: Tunisi con circa 2 milioni di abitanti;
- Altre città: Hammamet, Susa, Tabarka, importanti città turistiche e bagnate dal mare, Sfax industriale, Qayrawan (Kairouan), la capitale religiosa, Tozeur, Gabéz, Biserta, ultima città prima del deserto, Douz (anche conosciuta come “la Porta del Deserto”);
- Forma di Stato Tunisia: Repubblica presidenziale;
- Religioni principali: Mussulmana, minoranza cattolica, ebraica;
- Lingua: Arabo, francese (circa il 63% della popolazione lo parla);
- Moneta: Dinaro tunisino.

QUADRO POLITICO TUNISIA

CAMBIAMENTI E ASPETTI POSITIVI

- Cambiamenti politici e Rivoluzione effettuati garantendo condizioni di stabilità;
- Riforme economiche e politiche;
- Apertura economica favorendo gli investitori stranieri;
- Posizione strategica rilevante data dalla posizione geografica come porta di ingresso per l’Africa e “zero problemi con i paesi vicini”;
- Azioni per intensificare e diversificare le relazioni esterne;

CRITICITÀ E ASPETTI NEGATIVI

- Democrazia ancora “in progress”;
- Modesto rischio attentati.

QUADRO MACROECONOMICO e OUTLOOK TUNISIA

ASPETTI DI CARATTERE GENERALE

Sin dal passato la Tunisia è stata protagonista di un dinamismo economico, che ha consentito lo svilupparsi nel paese di importanti strutture produttive, particolarmente attive nel settore terziario. Attualmente i settori del commercio e del turismo sono i principali trascinatori di una seppur fragile economia.
Altri settori significativi sono l’agricoltura e la relativa trasformazione dei prodotti agricoli, l’artigianato locale, l’estrazione e la lavorazione dei minerali (petrolio, piombo, argento, zinco e mercurio).
Altri aspetti importanti da segnalare:

- Sottoscrizione del Trattato di libero scambio con l’Unione Europea siglato nel 1995.
- Inflazione attorno al 6%;
- Il rapporto tra volume del commercio su estero e PIL (Prodotto Interno Lordo) è pari a circa 49,5%; l’integrazione della Tunisia nel sistema del commercio internazionale è comunque eccellente.

Rimane da segnalare che la dipendenza dell’economia tunisina dagli scambi con i paesi esteri è notevole. Secondo quanto riportato dal rapporto mondiale sulla competitività di Davos, il Paese è classificato ai primi posti in termini di competitività (su 133 paesi sviluppati / emergenti è 40° per competitività complessiva e 35° per qualità infrastruttura); mentre il rapporto Index of Economic Freedom, posiziona la Tunisia al 95° posto su 179 paesi su scala internazionale e al 12° posto tra i 17 paesi del Medio Oriente e Africa del Nord, con un indice di libertà economica “mostly unfree”.

La Tunisia ha inoltre intrapreso la liberalizzazione del commercio estero nel 1990, divenendo membro del G.A.T.T. Ad oggi, il commercio con l’estero è retto dalla legge numero 94-41 del 07/03/1994.

La TUNISIA è peraltro firmataria di numerosi accordi commerciali bilaterali e multilaterali che contribuiscono fortemente al consolidamento della posizione e della adesione nel quadro internazionale e regionale, in particolare:

• Accordo bilaterale che istituisce una zona di libero scambio con la Turchia;
• Accordo di libero scambio di Agadir tra Giordania, Egitto, Marocco e TUNISIA
firmato e sottoscritto nel 2004;
• Accordi bilaterali con Libia e Iraq e accordi siglati con i paesi del Golfo che istituiscono una zona di libero scambio.
La TUNISIA infine è membro CIRDI e ha aderito nel maggio 2012, alla dichiarazione OCDE, relativa agli investimenti internazionali e alle imprese multinazionali.

PUNTI DI FORZA

- Stabilità, paese e attrattivo dal punto di vista economico;
- Attuazione riforme strutturali;
- Indicatori economici fondamentali solidi;
- Posizione geografica strategica;
- Accesso ad una molteplicità di mercati e diversificazione attraverso differenti accordi bilaterali con molteplici Stati africani;
- Mercato interno in crescita e popolazione giovane;
- Settore turistico in espansione continua.

PUNTI DI DEBOLEZZA

- Democrazia ancora giovane;
- Dipendenza accentuata dai flussi dei capitali esterni e dalla fiducia di investitori esteri;
- Dipendenza della Tunisia da approvvigionamenti energetici esterni;
- Deficit delle partite correnti;
- Riscontrati fenomeni di corruzione.

SETTORI IN ESPANSIONE IN TUNISIA

- Abbigliamento / Tessile;
- Settore siderurgico;
- Settore automobilistico;
- Bancario;
- Realizzazione grandi opere;
- Settore trasporti aerei e marittimi;
- Ambiente ed Ecologia;
- Fonti ed Energie rinnovabili;
- Formazione del Personale;
- Turismo;
- Artigianato;
- Agricoltura.

COSTRUZIONI E IMMOBILIARE

L’edilizia e le costruzioni sono uno dei motori più importanti dell’economia della Tunisia. Vi sono all’incirca 20.000 imprese, le quali determinano mediamente un volume d’affari di circa 3.000 milioni di € / anno.

Tale cifra rappresenta all’incirca il 10 % del volume monetario circolante complessivamente nel Paese e contribuisce per il 7% circa del PIL, motivo per cui l’edilizia si posiziona al quarto posto nella classifica dei settori trainanti l’economia nazionale tunisina (subito dopo il settore tessile / abbigliamento, agroalimentare e agricolo). Il cemento è tuttavia il prodotto più esportato.

SETTORE FINANZIARIO

Dal 1995, in seguito alla firma dell’Accordo di Associazione con l’UE (in vigore dal 1998), l’apertura dell’economia della Tunisia al commercio estero è progressivamente cresciuta per preparare il Paese al definitivo ingresso nell’area di libero scambio con l’Unione Europea che è stata completata, per i prodotti industriali, ad inizio 2008.

La Tunisia ha intrapreso una serie di riforme strutturali importanti tese al miglioramento della competitività della sua economia, alla incentivazione dell’iniziativa privata, ad una maggiore affidabilità dell’intero contesto del business ed alla modernizzazione del sistema finanziario e bancario.

In questo framework la Cooperazione italiana contribuisce a sostenere da diversi anni l’equilibrio della bilancia dei pagamenti; un programma a credito di € 95 milioni é attivo dal 2012 fino ad esaurimento.

Nonostante i sensibili progressi ottenuti in materia di riforme nel risanamento delle banche di sviluppo e nella promulgazione di leggi contro il riciclaggio, il sistema finanziario della Tunisia non corrisponde ancora appieno alle aspettative degli investitori, in quanto caratterizzato dalla assenza di concorrenza e innovazione.

La Banca Centrale di Tunisia ha inoltre allentato il quadro dei regolamenti, permettendo alle aziende di credito una maggiore elasticità nella classificazione dei prestiti a rischio, attuando consistenti iniezioni di liquidità nel sistema finanziario.

Tale politica ha pertanto generato un rapporto di dipendenza per numerosi istituti dal rifinanziamento della Banca Centrale. I crediti catalogati a rischio, rappresentavano ufficialmente il 13% circa del portafoglio prestiti del sistema creditizio.

Il sistema bancario si presenta dunque alquanto frammentato con oltre una ventina di aziende di credito che presentano attività totali pari al 100% del PIL, contro una popolazione inferiore a 11 milioni di abitanti.

In Tunisia lo Stato controlla circa il 40% del settore, con degli effetti quasi deleteri sulla produttività, l’efficienza complessiva e l’adozione di processi e strutture innovative.

Un fattore di rischio per l’economia tunisina è l’ampliamento del deficit, dovuto non esclusivamente all’aumento degli interessi sul debito pubblico peraltro in costante crescita, ma in particolare alle politiche “pacificatrici” dei Governi provvisori i quali hanno assecondato l’aumento del salario minimo, la creazione nel settore pubblico di migliaia di nuovi posti di lavoro, i costi per gli indennizzi post-crisi e il sostegno dei prezzi al consumo di generi di prima necessità.

Nel 2013 il valore del dinaro tunisino è precipitato del 12%. Questo calo del valore della moneta tunisina è dovuto soprattutto agli squilibri tra l’offerta (indebolita per via della crisi delle maggiori compagnie esportatrici) e la domanda di liquidità in valuta estera (amplificata dall’incremento delle importazioni).

La variabile cruciale per lo sviluppo dell’economia tunisina nel breve e medio periodo resta il ripristino della stabilità sociale e politica unitamente a condizioni di sicurezza adeguate. Per via della persistente fragilità dei mercati esteri di sbocco delle esportazioni tunisine, il rilancio della congiuntura dovrà necessariamente essere fondato sulle principali componenti della domanda interna, ossia i consumi delle famiglie e gli investimenti.

I consumi subiscono una influenzati negativa, oltre che per le incerte prospettive dei salari, anche dalla inferiore disponibilità di credito da parte del sistema bancario.
Lo Stato è impegnato nell’adozione di interventi necessari a rafforzare il sistema bancario. Le criticità principali riguardano la debolezza nelle qualità degli asset e i livelli limitati di capitalizzazione, in particolar modo per quanto attiene le banche pubbliche.

La strategia di consolidare le banche pubbliche prevede di creare un Asset Management Company (AMC) che deve assorbire i non-performing loans del settore. L’AMC sarà operativa per un periodo di nove anni ma non è definito ancora se si occuperà di tutti i NPL o solamente di quelli collegati al settore turismo.

ENERGETICO

La Tunisia dopo una serie di accordi bilaterali tra cui con l’Unione Europea può essere considerata un’ottima base di accesso per tutta l’area del Nord Africa; a Tunisi ha base il Centro Mediterraneo di Energia Rinnovabile (MEDREC) IMET, che può essere considerato un ottimo base contesto per contatti ed informazioni sul settore delle energie rinnovabili nell’estesa area del Maghreb.

La regione del Magreb ha infatti un alto potenziale per lo sviluppo delle energie rinnovabili soprattutto per il solare ed il vento. Il loro utilizzo è atteso che abbia un forte incremento nei prossimi anni.

I progetti di energie rinnovabili, attualmente nel quadro di accordi bilaterali tra IMET e Tunisia, saranno parte del MEDREP. I progetti in futuro avranno come obiettivo la distribuzione di elettricità alle popolazioni rurali ancora isolate, attraverso una rete elettrica su piccola scala. Si intende perseguire una maggiore ed accelerata integrazione delle fonti di energia rinnovabile nella rete elettrica nazionale ponendosi l’obiettivo di raggiungere un equilibrio sulla rete tra la domanda ed l’offerta.

L’idea di fondo è quella di indirizzare l’approccio globale dell’introduzione delle energie rinnovabili (in particolare solare ed energia geotermica) nel settore edilizio coerentemente con le normative vigenti in materia di efficienza energetica; i risultati del MEDA programma relativi alla diffusione delle tecnologie solari termiche nel settore edilizio verranno integrate.

Inoltre puntare sulla desalinizzazione dell’acqua marina, al fine di aumentare le riserve di acqua potabile e la disponibilità di risorse idriche per l’irrigazione. Incrementare l’uso di pompe alimentate mediante energia solare, eolica, biomasse nel settore agricolo.

Altro ambito, la diffusione di sistemi di refrigerazione per conservare i cibi, sistemi alimentati da energie rinnovabili, e predisposti in fattorie e pescherie; si intende promuovere, nella rete urbana, l’utilizzo di sistemi solari casalinghi, l’installazione di piccole turbine eoliche, o di tecnologie energetiche alimentate attraverso biogas e biomassa;

SETTORE SANITARIO E FARMACEUTICO

Il progressivo miglioramento delle condizioni socio‐economiche, sebbene ancora a ritmi altalenanti e con alcuni limiti nell’effettivo accesso per tutta la popolazione ai servizi di base, ed una cresciuta attenzione al tema della salute, rappresentano alcuni fattori di stimolo per il mercato medico‐sanitario e farmaceutico, nel quale sono operanti da tempo le principali aziende multinazionali del settore.

Il governo tunisino attualmente sta potenziando le strutture sanitarie ed ospedaliere, estendendo tra le altre cose anche gli orari di apertura dei servizi. La produzione industriale di farmaci tunisina concerne circa una cinquantina di aziende, con contano circa cinquemila dipendenti. La produzione si concentra su farmaci a scopo terapeutico o di profilassi, di cui il 45% sono farmaci generici.

La produzione di farmaci tunisina copre circa il 50% del fabbisogno nazionale reale. In aggiunta alla produzione nazionale, la Tunisia deve importare prodotti farmaceutici dalla Francia (che pesano per il 44% delle importazioni), dalla Germania, dalla Svizzera e dall’Italia (6% del totale), per un importo complessivo di circa 550 milioni di dinari tunisini (corrispondenti a circa 270 milioni di euro), con un tasso di crescita medio attorno al 10% annuo.

Il 98% dei farmaci di importazione rappresentano prodotti a scopo terapeutico. Le esportazioni tunisine, che corrispondono a circa 15 milioni di euro, sono indirizzate per circa il 60% al mercato del Nord Africa, in parte all’Europa (Francia, Belgio, Svizzera) e in minima parte verso altri paesi africani. Recenti evoluzioni, riguardano lo sviluppo di un accordo di cooperazione tra il governo tunisino e la compagnia britannica “Hygiene Worldwide” finalizzato a distribuire al servizio sanitario nazionale del liquido con proprietà battericida “Genie” senza contenuto di alcool pertanto rispettoso dei dettami del corano.

SERVIZI

Il principale comparto appartenente al settore dei servizi è al momento quello delle telecomunicazioni e dell’IT (Information Technology), che negli ultimi anni ha ricevuto una decisa spinta e sostegno finanziario da parte delle autorità di governo, al fine di far diventare la Tunisia un hub regionale, capace di collegare il continente africano, il Medio Oriente e l’Europa, anche grazie alla sua posizione strategica nel bacino del Mediterraneo.

Il commercio rappresenta attualmente il secondo settore, segue il turismo, che nonostante il calo vissuto in seguito alla rivoluzione del 2011, rappresenta un settore sicuramente rilevante anche per il futuro della Tunisia. I processi ancora parziali di liberalizzazione e privatizzazione del settore bancario e finanziario rappresentano un ostacolo all’attrazione di nuovi capitali stranieri ed al miglioramento dell’accesso da parte delle aziende al credito, nonostante alcuni miglioramenti ci sono stati rispetto al passato.

SETTORE TESSILE

Il tessile e l’abbigliamento è un settore che occupa circa il 35% dell’intera produzione tunisina e attira investimenti nel settore manifatturiero per il 15% del totale. All’incirca il 90% delle aziende tunisine operanti nel settore tessile interviene nel settore dell’abbigliamento, e in prevalenza nella confezione e nella maglieria.

In questo segmento, lavorano migliaia di imprese, di cui circa duemila impiegano dieci risorse umane e più. Fra di esse la parte più consistente e maggiormente significativa, ossia circa l’83%, sono aziende con un orientamento rivolto totalmente all’esportazione, volume di imprese pari al 41% dell’industria manifatturiera.

La Tunisia è un grosso produttore di capi di abbigliamento per conto di paesi terzi, anche grazie alla manodopera a basso costo e soprattutto in virtù della sua posizione strategica e centrale in mezzo al Mediterraneo, tra l’altro in prossimità di un ampio e ricco mercato di potenziali acquirenti. A testimoniare questa vocazione all’esportazione e la rilevanza del settore tessile per il tessuto socio‐economico della Tunisia, va notato come che le persone impiegate in imprese con più di 10 dipendenti sono all’incirca 200.000 e 178.000 sono quelle impiegate in aziende dedicate totalmente all’esportazione, mentre 17.000 persone sono in forza in aziende con una parziale vocazione per l’esportazione.

Circa i 2/3 delle imprese con capitale straniero, rappresentano aziende le cui quote sono completamente appartenenti a soggetti esteri. Di queste circa 350 vedono una partecipazione di capitale dalla Francia, 240 dall’Italia, 82 dalla Germania, 120 dal Belgio.

La suddivisione e ripartizione dei paesi che investono nell’industria del tessile in Tunisia rispecchia in parte i legami di carattere economico e politico del paese. Nel 2010, prima che si manifestassero gli eventi legati alla “Rivoluzione del Gelsomino” che tra l’altro hanno in parte rallentato i settori principali dell’economia tunisina, l’export nel settore tessile verso il più importante mercato tunisino, ossia quello dell’Unione Europea, ha raggiunto la quota di 2,3 miliardi di euro. La Tunisia seppur con una popolazione inferiore, si contende con il Marocco la posizione di 5 maggior fornitore dell’Unione Europea dietro alla Cina, Turchia, India e Bangladesh. I principali clienti europei della Tunisia sono la Francia (36%), segue l’Italia (32%) e poi la Germania (10%).

AGROALIMENTARE

Il settore agro‐alimentare rimane un settore strategico in Tunisia. Le aziende appartenenti al settore agro‐alimentare tunisino sono circa 1000 unità di cui il 18% sono dedicate interamente all’esportazione. Esiste contrariamente all’industria tessile una significativa propensione nazionale alla produzione agricola ed alla trasformazione di prodotti e generi alimentari per il consumo interno. Il numero di addetti nelle aziende del comparto che hanno più di 10 dipendenti è di circa 70.000 unità.

Una delle caratteristiche che segnaliamo del settore è che poco più dell’11% delle aziende del settore agricolo e di trasformazione di generi alimentari, ha una partecipazione di capitale straniero e solo il 2,8% del totale delle aziende è a totale partecipazione straniera. Ciò che continua ad emergere dai dati è il fatto che l’Italia da sola riveste il 40% delle partecipazioni straniere nel settore e la Francia segue a ruota con il 35%. Come succede per altri settori del Paese, la vicinanza territoriale con il nostro paese costituisce al tempo stesso un vantaggio ma un limite in termini di concorrenza per le nostre aziende.

Le modalità tramite le quali penetrare il mercato agro‐alimentare possono essere diverse tuttavia le due maggiori vie sono legate da un lato all’acquisizione di aziende locali e dall’altro alla partecipazione di aziende già esistenti. In questo momento lo stato dell’arte del settore agro-alimentare non consente un’adeguata espansione orizzontale con l’acquisizione di significative quote di mercato, quanto piuttosto l’inserimento nelle aziende locali di ambiti di specializzazione soprattutto nel comparto della trasformazione e meccanizzazione dei processi produttivi.

Esistono ossia numerosi progetti di investimento nel settore agro-alimentare e alcuni di essi raccolgono fino a 2 milioni di euro. Tuttavia si intende evidenziare che la prossimità territoriale, le ottime relazioni a livello commerciale, politico e culturale potrebbero indurre molte aziende italiane a contribuire a modernizzare l’industria tunisina attraverso una costante crescita dell’introduzione di macchinari ad alta tecnologia per trasformare, conservare e per il packaging dei prodotti.

Tessuto industriale della Tunisia

FORME SOCIETARIE

Approfondimento sulla procedura di costituzione di una società in Tunisia. Il Codice di commercio tunisino prevede l’esistenza di 6 tipologie differenti di Società :

- S.A – Società Anonima;
- S.A.R.L. – Società a Responsabilità Limitata;
- S.U.A.R.L. – Società Unipersonale a Responsabilità Limitata;
- S.N.C – Società in Nome Collettivo;
- S.C.S – Società in Accomandita Semplice;
- S.C.A. – Società in Accomandita per Azioni.

Le forme di società più diffuse e comuni in Tunisia sono la Società Anonima (S.A.), la Società a Responsabilità Limitata (S.A.R.L.) e la Società Unipersonale a Responsabilità Limitata (S.U.A.R.L.); dette società sono disciplinate da norme abbastanza simili a quelle in vigore in Europa, in particolare al framework francese.

Per quanto concerne le società che prevedono una partecipazione estera, il Codice degli Investimenti tunisino incentiva la creazione di :

- Filiali di aziende straniere: per la costituzione di una filiale è necessario produrre e consegnare alle autorità la copia autentica dello statuto della società o degli equivalenti atti costitutivi, con annesso l’indirizzo dell’azienda o dell’ufficio principale;

- Partnership: non vi è limitazione rispetto al numero dei partner; tuttavia ogni partner risponde ed è responsabile per i debiti contratti dall’impresa. La legge non prevede obbligo alla revisione dei conti e neppure impone la pubblicazione dei bilanci;

- Joint venture: questa forma di presenza è incoraggiata mediante agenzie governative, e le JV possono essere costituite sia come partnership contrattuale sia come società di capitale. La legge tunisina regola la maggior parte delle attività commerciali, e le JV possono essere costituite, dopo aver presentato apposita richiesta, e previa attestazione di deposito di dichiarazione, rilasciata dalle seguenti Autorità:

- A.P.I.I. – Agenzia per la Promozione dell’Industria ed Innovazione, per tutte le attività di tipo industriale e per i servizi connessi all’industria;
- CEPEX – Centro di Promozione delle Esportazioni, per i progetti legati al Commercio Internazionale;
- A.P.I.A. – Agenzia per la Promozione degli Investimenti Agricoli, per i progetti nel settore agricolo, agroalimentare e della pesca;
- O.N.T.T. – Ente Nazionale del Turismo, per i progetti nell’ambito turistico e para-turistico;
- O.N.A.T. – Ente Nazionale dell’Artigianato, per le attività di tipo artigianale.

INCENTIVI E AGEVOLAZIONI

Tramite la legge numero 93-120 si stabiliscono i regimi degli incentivi relativi agli investimenti in Tunisia da parte di imprenditori, siano essi tunisini che stranieri, siano essi residenti o meno, anche nella forma di joint-venture. Le joint-venture JV sono incoraggiate mediante agenzie governative e possono essere costituite sia nella forma di partnership contrattuali sia come società di capitale.

E’ inoltre da segnalare che il sistema fiscale tunisino è stato oggetto di una significativa riforma e che il 16 maggio 1979 la Repubblica italiana e la Repubblica tunisina hanno firmato e sottoscritto a Tunisi la Convenzione per evitare le doppie imposizioni fiscali in materia di imposte sul reddito al fine di prevenire le evasioni fiscali, mediante protocollo aggiuntivo, entrato in vigore il 17 Settembre del 1981.

La convenzione sulla Doppia Imposizione Fiscale si applica alle persone residenti in uno o entrambi gli Stati contraenti (Italia e Tunisia) e si applica alle imposte sul reddito che si considerano prelevate per conto di ciascuno degli Stati contraenti, attraverso le sue suddivisioni politiche o amministrative e mediante i suoi enti locali, qualunque sia il sistema di prelevamento considerato.

Sono altresì considerate come imposte sul reddito, le imposte che vengono applicate sul reddito totale o su elementi del medesimo, incluse le imposte che derivano dai guadagni provenienti dall’alienazione di beni mobili ed immobili, le imposte sull’ammontare totale dei salari pagati dalle aziende, nonché le imposte sul plus-valore. E’ interessante evidenziare gli incentivi a favore delle società totalmente esportatrici.

Si definiscono società totalmente esportatrici quelle che:

- la cui produzione é destinata totalmente all’esportazione;
- che realizzano prestazioni di servizi all’estero o nel territorio della Tunisia ma con l’intenzione di una loro utilizzazione all’estero;
- che lavorano in modo esclusivo con le suddette aziende o nelle zone franche o con istituti finanziari non residenti;

Le imprese classificate totalmente esportatrici sono soggette ad un regime equivalente a quello delle zone franche, salvo limitazioni da decreti a seguire anno 2015.

Nella sostanza gli incentivi massimi consistono nell’esonero totale dalle imposte sui redditi e dagli utili generati durante i primi dieci anni d’attività nonché riduzione di ben il 50% per gli anni che seguono sotto riserva del minimo d’imposta. Proroga del periodo nel quale è in vigore deduzione totale redditi e utili provenienti dall’attività di esportazione.

Sgravio fiscale sui redditi e sugli utili che vengono reinvestiti nel capitale iniziale o per il suo aumento sotto riserva del minimo d’imposta.

Sgravio fiscale sugli utili reinvestiti nell’ambito della stessa società sotto riserva del minimo d’imposta.

Facoltà e libertà di poter importare in franchigia totale da diritti e tasse i beni necessari per la produzione in azienda.

Esonero totale dai diritti di registrazione e dall’IVA sulle attività dell’azienda.

Possibilità di poter realizzare sul mercato locale sino al 30% del fatturato.

Possibilità di assumere sino a quattro impiegati oppure operai di nazionalità straniera.

ACCORDI COMMERCIALI

- Stipulati Convenzioni bilaterali con accordi commerciali attivi con 41 paesi;
- Stipulati Accordi sulle zone di libero scambio con 11 paesi;
- Stipulati Convenzioni multilaterali con 50 paesi.

PAESI CON ACCORDI DI LIBERO SCAMBIO

- Accordo bilaterale che istituisce la zona di libero scambio con la Turchia;
- Accordo di libero scambio d’Agadir tra Giordania, Egitto, Marocco e TUNISIA
firmato e sottoscritto nel 2004;
- Accordi bilaterali sottoscritti con Libia e Iraq e altri accordi siglati con paesi del Golfo che istituiscono una zona di libero scambio;
- Convenzione Multilaterale della Lega Araba;
- Convenzione di libero scambio arabo – mediterraneo;
- Accordo di libero scambio Tunisia e UE.

DIFESA E GIUSTIZIA

Il sistema giudiziario in Tunisia si fonda sul diritto francese.
La Costituzione del 2014, particolarmente avanzata se confrontata con gli standard della regione, è frutto della mediazione tra le esigenze del costituzionalismo democratico e le istanze dei partiti di ispirazione islamica in seno all’Assemblea costituente.

Le strutture giudiziarie presenti nel territorio della Tunisia si possono così riassumere:

- 1 Corte di Cassazione;
- 10 Corti d’Appello;
- 23 Tribunali di prima istanza;
- 83 Tribunali Cantonali.

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Tunisia Arab Spring – Il successo delle primavere arabe

Tunisia Arab spring

Tunisia Arab Spring: Il successo delle primavere arabe

Autore: Pierre Varasi
Gennaio 2015

Il 23 novembre 2014 la Tunisia ha affrontato le prime elezioni democratiche dalla sua nascita negli anni ’50, dopo aver ottenuto l’indipendenza. Da quel momento il paese è stato guidato dal partito Neo Destour, uno dei più repressivi ed autoritari del mondo arabo. Le proteste che dalla fine del 2010 hanno vista la luce in tutte le città tunisine, dando origina alla cosiddetta ‘Rivoluzione dei gelsomini’, hanno ispirato la primavera araba, acclamata come un movimento rivoluzionario e portatore di democrazia in tutti gli stati coinvolti (dal Marocco allo Yemen). Purtroppo nella maggior parte di essi quello che la primavera araba ha lasciato non ha niente a che vedere con la democrazia: instabilità è presente quasi ovunque, con una guerra civile in Siria, militari al potere in Egitto, e gruppi terroristici che minacciano la pace.

La Tunisia è forse l’unica eccezione in questo sfondo, quello che sembrerebbe essere il lieto fine di anni di lotte intestine. Le elezioni, seguite da un ballottaggio il 22 dicembre, hanno visto la vittoria di Bèji Caïd Essebsi, del partito moderato Nidaa Tounes, che si definisce laico, social democratico, liberalista e innovatore. La vittoria, del 55,68%, apre un nuovo capitolo della storia della Tunisia, e dovrebbe portare ad una stabilizzazione del paese.

Ora si attende la formazione del governo, prevista per questo mese, e da quel momento la strada si spera essere tutta in discesa. Tuttavia, come sempre nel mondo globalizzato di oggi, il lavoro interno, per quanto necessario, non sarà sufficiente. Prima delle proteste che hanno avuto inizio nel 2010 il 7% del PIL era rappresentato dal turismo, e sarà molto difficile riportare il turismo a quei valori, dopo questi quattro difficili anni. Economia e democrazia sono sempre andate di pari passo, o quasi, e per quanto il legame di casualità non sia chiaro, lo è capire che un’economia funzionante sarà nei prossimi mesi uno dei fattori più importanti nel decretare l’efficacia o meno del nuovo governo, la sua durata e riuscita.

E mentre in un paese stabile problemi economici possono portare nel caso peggiore a nuove elezioni, in un paese democraticamente fragile e nuovo, affiancato da paesi instabili, non si deve dare per scontato che i tentativi per far funzionare le cose saranno illimitati. Il rischio di una ‘ricaduta autoritaria’ non deve essere sottovalutato dai politici e dalla popolazione stessa. Una crescita economica è in definitiva più importante che altrove. Un ruolo decisivo lo sta avendo, come nel resto del terzo mondo, l’istituto del micro credito, che ha visto la sua nascita in Bangladesh negli anni ’70; tuttavia la crescita deve arrivare dal governo stesso e da enti nazionali e sovranazionali, per poter essere duratura.

Le riforme sono già iniziate, per esempio da gennaio 2015, e cioè da quando la nuova legge finanziaria è entrata in vigore. Presentata dal ministro delle finanze Hakim Ben Hammouda essa prevede, fra i diversi provvedimenti, che le imprese offshore in Tunisia possano destinare il 50% della loro produzione alla vendita sui mercati locali, limite precedentemente del 30%. Inoltre gli investimenti vengono incoraggiati con la riduzione delle imposte per nuove industrie e con la revisione dell’Iva al 6% per gli apparecchi importati. L’investimento estero è ciò che salverà la Tunisia, e il governo ne è cosciente, come si nota dai provvedimenti finanziari.

Ad aiutare la Tunisia continuano ad arrivare anche aiuti dall’Unione Europea, che nel corso del 2014 ha complessivamente investito 201 milioni di euro nel suo territorio e nella sue economia. Ulteriori 10 milioni sono da poco stati donati sotto forma di sovvenzioni a favore di giovani imprenditori agricoli, che assorbiranno 5 di questi. 2 saranno investiti nella gestione di un programma di sviluppo agricolo, e i restanti 3 consolideranno un programma già esistente che opera nel governatorato di Medenine, sempre a sfondo agricolo ed ambientale.

Nel 2015 il Fondo Monetario Internazionale prevede una crescita del 3%, che l’inflazione diminuisca, in particolare grazie alle recenti riforme fiscali che il governo sta implementando, e una diminuzione del deficit dal 7.9 al 6.6 del PIL. Le previsioni sono quindi positive, e questo non avrà solo dirette conseguenze sull’economia del paese, in definitiva crescita, ma dovrebbe permettere stabilità politica e sociale. La stabilizzazione e crescita del paese è però minacciata dalle tensioni nella regione del Maghreb e del Medio Oriente, in particolare da quanto succederà nella vicina Libia. Solo un diretto confronto del governo con problemi sociali quali la disoccupazione giovanile e la disparità di genere presente nel paese permetterà alla Tunisia di essere il primo vero successo della primavera araba.

LINK TUNISIA SCHEDA PAESE
LINK GOVERNO TUNISIA

FONTI ARTICOLO “Tunisia Arab Spring: Il successo delle primavere arabe”
- euronews.com;
- lastampa.it;
- ifm.org;
- ansamed.info;
- africaneconomicoutlook.org

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Tunisia rivoluzione gelsomini

TUNISIA RIVOLUZIONE GELSOMINI

Tunisia Rivoluzione Gelsomini

Autrice: Elisa Mariani
Agosto 2016

LA RIVOLUZIONE DEI GELSOMINI IN TUNISIA: CINQUE ANNI DOPO

A distanza di cinque anni dalla rivoluzione dei gelsomini, molteplici sfide attendono ancora la Tunisia presieduta da Bèji Caïd Essebsi, spesso citata come esempio di successo trainante delle primavere arabe grazie ai notevoli cambiamenti apportati dal nuovo governo social-democratico.

A seguito del rovesciamento dell’assolutismo di Zine El Abidine BEN ALI, fortemente voluto dalla popolazione, soprattutto quella giovanile, in protesta per diversi fattori (povertà, disparità regionali, disoccupazione e sistema dittatoriale), è stata infatti redatta una nuova costituzione progressista incentrata sulla restaurazione di alcuni dei più importanti diritti umani quali la libertà di culto, di espressione, di coscienza, di sciopero e sull’uguaglianza tra uomo e donna per quanto concerne l’attribuzione di cariche istituzionali e questioni relative all’eredità.

Tuttavia, a tale progresso sociale e politico non è seguito un reale e concreto sviluppo economico come promesso dall’attuale governo e ciò ha portato il popolo tunisino, oggi come cinque anni fa, a scendere in piazza per chiedere nuove riforme economiche.

Il dato più preoccupante è rappresentato dal tasso di disoccupazione, che si attesta al 15,4% ad Aprile 2016 contro il 13% registrato tra ottobre 2010 e gennaio 2011, dunque il 2,4% in più rispetto al periodo in cui si ebbero le prime avvisaglie di rivolta della rivoluzione dei gelsomini. Tale dato è ancora più allarmante se si considera che il 55% dei tunisini ha meno di 25 anni.

Tuttavia, all’inizio del 2016, la Banca tunisina per la solidarietà ha accolto diverse richieste di prestiti e progetti che porteranno alla realizzazione di 14.720 posti di lavoro in più.

Inoltre, secondo stime recenti, il PIL si attesterebbe attualmente a 44,6 miliardi di dollari USA contro i 47,3 registrati nel 2014 e i 45,2 del 2015, evidenziando un netto calo.

Un altro dato significativo risiede nell’aumento del debito pubblico, da 24,6 miliardi di dollari USA nel 2012 a 28,4 miliardi di dollari USA nel 2016. L’indice di competitività delle imprese si attesta al 3,93% nel 2016 contro il 4,49% del 2010.

L’indice che misura la facilità di fare impresa migliora, seppur modestamente, nel 2015 (74), rispetto al 2014 (75) , rimanendo tuttavia distante dal valore tunisino più basso registrato nel 2010, ossia 40.

Aumenta invece la crescita dei consumi privati, passando dal +3,7 nel 2013 al +4,4 nel 2016.

A fronte della riduzione dei principali indici economici, il governo tunisino si sta impegnando per la realizzazione del Piano di sviluppo 2016-2020. Tale strategia comprende una serie di riforme volte a creare ulteriori posti di lavoro e ad intensificare la lotta contro la povertà.

Sono previsti, infatti, interventi economici su grandi opere urbane, stimoli al progresso industriale e incentivi alla green economy che richiedono lo stanziamento di 50 miliardi di euro e che sono possibili grazie allo sfruttamento di risorse del luogo e al contributo di soggetti privati. Lo scopo finale di tali interventi è avere un aumento annuale del PIL pari al 4%.

I settori più redditizi del paese sono rappresentati dai servizi e dalla manifattura, che costituiscono gran parte del PIL (rispettivamente 61.2% e 29% del PIL, secondo le stime 2015).

L’export è caratterizzato soprattutto da prodotti agricoli.
Altro tassello fondamentale per il benessere economico della Tunisia è il settore turistico, che favorisce anche la creazione di posti di lavoro.

Per quanto concerne i rapporti commerciali con l’estero, è opportuno ricordare l’importanza rivestita dall’Italia, uno dei principali alleati tunisini, con un export italiano verso la Tunisia di 3.033 milioni di € e un import italiano dalla Tunisia di 2.300 milioni di € nel 2015.

FONTI ARTICOLO “Rivoluzione dei gelsomini in Tunisia: cinque anni dopo”:

- cia.gov (Central Intelligence Agency US)
- infomercatiesteri.it
- tradingeconomics.com
- lookoutnews.it
- schedeflash.it
- esteri.it
- huffingtonpost.it