IRAN – PIANO D’AZIONE CONGIUNTO GLOBALE
IRAN – PIANO D’AZIONE CONGIUNTO GLOBALE: LA TRANSIZIONE PACIFICA DELL’IRAN APRIRÀ LE PORTE A NUOVE PARTNERSHIP ECONOMICHE ?
Autrice: Elisa Mariani
Ottobre 2016
Il Piano d’azione congiunto globale, nato nel luglio 2015, rappresenta il coronamento del Piano d’azione congiunto, un accordo provvisorio raggiunto nel novembre 2013 tra Iran, i paesi facenti parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (Cina, Regno Unito, Russia, Francia, Stati Uniti) oltre alla Germania e il resto dell’UE.
Tale accordo concerne l’uso del nucleare iraniano per scopi puramente pacifici. In esso l’Iran, per godere dei pieni diritti derivanti da tale uso, si impegna a non fabbricare armi nucleari e ad accogliere positivamente, oltre che implementarle, tutte le misure richieste dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e monitorate da una Commissione congiunta e dall’Agenzia Internazionale per l’energia atomica (AIEA).
E’ ormai dal 2006 che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite esercita pressioni sull’Iran per impedirgli di portare avanti le politiche sul nucleare e in particolare quella concernente la produzione di uranio , anche attraverso la limitazione del commercio dei cosiddetti beni a duplice uso, ovvero quei beni che sono utilizzabili sia per scopi civili che militari.
Dopo il rifiuto di Teheran nel 2012 di accogliere favorevolmente la visita della delegazione ONU incaricata del monitoraggio dello stabilimento militare di Parchin, avvenuta in seguito il 20 settembre 2015, il punto di svolta si è avuto in tempi recenti quando, a gennaio 2016, l’AIEA ha dichiarato che il Governo Iraniano ha accolto ed iniziato ad intraprendere i progressi richiesti in materia di nucleare. Teheran sta infatti rispettando l’accordo, che prevede la diminuzione di due terzi delle centrifughe per l’arricchimento dell’uranio, il mantenimento di quest’ultimo al di sotto del 3,67% per i prossimi 15 anni e la riduzione delle riserve di uranio.
A tale proposito, l’Iran ha mantenuto la promessa di non dare il via alla costruzione di nuovi stabilimenti per l’arricchimento di uranio e di riconvertire gli stabilimenti di Arak e Fordo, finora adibiti alla produzione di plutonio e uranio per fini militari, rispettivamente in centri di creazione di radioisotopi a fini medici e stabilimenti per la ricerca. L’altra novità è rappresentata dal consenso dato dall’Iran per le ispezioni con cadenza regolare dell’AIEA nei siti nucleari del paese come Natanz, dove misure importanti, tra cui la dismissione delle centrifughe di nuova generazione, sono state prese per tenere sotto controllo l’arricchimento dell’uranio.
Ciò ha permesso il 16 gennaio scorso – data che ha subito guadagnato l’appellativo di implementation day- di diminuire le restrizioni nazionali e internazionali sull’import e l’export di alcuni prodotti come il petrolio e i suoi derivati, degli idrocarburi, di tutti gli strumenti che concernono la produzione di tali sostanze e infine di materie prime quali metalli e diamanti. Malgrado ciò sono rimasti in vigore tutti i divieti che riguardano la commercializzazione in territorio iraniano di strumenti per la costruzione di armi nucleari.
L’Unione Europea, attraverso la visita di Aprile dell’Alto Rappresentante UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza Federica Mogherini, ha voluto ribadire la propria intenzione di creare una stretta collaborazione con l’Iran negli ambiti di reciproco interesse come quello ambientale, economico, energetico, migratorio e umanitario. A contribuire a tale progetto è anche l’Italia, con finanziamenti pari a 5 miliardi di Euro messi a disposizione dai servizi assicurativi del credito per aziende e banche insieme alla Cdp (Cassa Depositi e Prestiti) S.p.a., garantendo così al nostro Paese una posizione di rilievo nei rapporti con l’Iran.
Tuttavia dopo l’accordo di gennaio i rapporti diplomatici iraniani restano tesi soprattutto con gli Stati Uniti, a causa delle sanzioni imposte dal governo americano tuttora in vigore, riguardanti il presunto sostegno militare iraniano alle organizzazioni sciite in Libano, Siria e Yemen e ai test su missili balistici che l’Iran afferma di aver effettuato esclusivamente a scopo difensivo. Tali provvedimenti ostacolano le transazioni finanziarie tra i due paesi e con l’Europa, vista la rilevanza economica rivestita dall’impero USA a livello internazionale.
Le tensioni non hanno però impedito all’Italia di porre solide basi per una sempre maggiore cooperazione con l’Iran, come conferma il Business Forum Italia-Iran svoltosi a Roma a gennaio, che ha visto la ratifica di contratti dal valore di 17 miliardi di euro e il confronto tra gli imprenditori dei due paesi sulle opportunità commerciali in settori di vitale importanza tra cui le infrastrutture, il petrolchimico e il settore industriale.
L’evento ha goduto anche della partecipazione del Presidente di Confindustria, dei Ministri delle Infrastrutture dei due paesi e dei ministri italiani dello Sviluppo economico e dell’Agricoltura. Per dare concretezza a tale progetto comune l’8 e il 9 febbraio scorsi una delegazione composta dal sottosegretario agli Esteri, Confindustria, i Ministri del Rio e Martina, insieme a circa 130 imprese italiane è stata impegnata in una missione in Iran per definire i programmi di investimento nel paese per gli anni successivi.
FONTI ARTICOLO “PIANO D’AZIONE CONGIUNTO GLOBALE: LA TRANSIZIONE PACIFICA DELL’IRAN APRIRÀ LE PORTE A NUOVE PARTNERSHIP ECONOMICHE?”
- repubblica.it
- ilfattoquotidiano.it
- valvecampus.com
- ilsole24ore.com
- confindustriabergamo.it