Turchia Scheda Paese

Turchia Scheda Paese - Country Profile

Turchia Scheda Paese

INFORMAZIONI GENERALI SULLA TURCHIA

- Nome Ufficiale: Turchia
- Superficie: 783.560 km2
- Popolazione: 76 milioni $
- PIL: 789 miliardi $
- PIL procapite: 10.800 $
- Crescita del PIL attesa: 5%
- Capitale: Ankara (5 milioni)
- Altre città importanti: İstanbul (14 milioni), İzmir (4,0 milioni), Bursa (2,7 milioni)
- Forma di Stato: Democrazia parlamentare
- Religioni: Mussulmana, minoranze cattoliche, ebraiche
- Lingua: Turco, più diverse minoranze linguistiche
- Moneta: Lira Turca

QUADRO POLITICO DELLA TURCHIA

CAMBIAMENTI POSITIVI

- La stabilità di governo, le riforme politiche ed economiche, l’avvio dei negoziati di adesione all’UE nel 2005, il ridimensionamento del ruolo dei militari nella vita politica del paese, la profondità strategica e “zero problemi con i paesi vicini” , l’assertività regionale, l’intensificazione e la diversificazione delle relazioni esterne;

CRITICITÀ
- Democrazia ancora “in progress” , la non completa libertà di espressione, lo stallo dei negoziati con l’UE, la debole opposizione, la questione curda e cipriota, le proteste di Gezi Park, il deterioramento delle relazioni con Israele;

QUADRO MACROECONOMICO e OUTLOOK SULLA TURCHIA

ASPETTI GENERALI
La Turchia con i suoi 75 milioni di abitanti, di cui oltre la metà tra i 25 e 35 anni e un PIL in costante crescita (+4% nell’ultimo anno), si presenta come un Paese particolarmente interessante per gli investimenti esteri. Prova ne è che dopo i BRICS un nuovo termine è stato coniato da illustri economisti per indicare le nuove economie emergenti: MINT (Messico, Indonesia, Nigeria e Turchia).
Un’economia in rapida crescita in un contesto politico ed economico stabile, un mercato liberalizzato e ambiente d’investimento affidabile, con eccellenti infrastrutture – reti di trasporto e telecomunicazioni avanzate; un nuovo sistema di incentivi che offrono ampio sostegno; un mercato interno giovane, dinamico e istruito con una popolazione di 75 milioni di persone; una forza di lavoro (mano d’opera) altamente qualificata, competitiva ed a basso costo; la vicinanza a grandi mercati e forti legami con il Caucaso, l’Asia centrale, il Medio Oriente e l’Africa.

Altri aspetti da segnalare:

- Il rapporto tra volume del commercio estero e PIL è stato 49,5% nel 2012; l’integrazione della Turchia nel sistema di commercio internazionale è eccellente;
- Modello liberale: l’avvicinamento ai principi dell’economia del libero mercato è stato attuato tramite mirate riforme strutturali ed a una nuova politica liberale, favorevole nei confronti degli investimenti stranieri;
- Solidità del sistema bancario: presenza di banche straniere nel capitale dei maggiori istituti bancari turchi (Yapi Kredi – Unicredit, Teb-BNP Paribas, Oyak – ING);
- Incentivi all’attrazione di capitali stranieri: Pacchetto Erdogan, Free Zones, Organizzazioni Industriali etc. ;
- Dipendenza economica: ancora oggi la Turchia ha una bilancia commerciale passiva, soprattutto nel settore dell’energia (da poco è stato avviato un processo per ridurre la dipendenza energica).

PUNTI DI FORZA DELLA TURCHIA

- Le riforme strutturali, la stabilità e l’attrattività economica, la posizione geografica, la popolazione giovane e il mercato interno in crescita, essere il corridoio energetico tra e verso l’Europa, fondamentali economici solidi, diversificazione e accesso ad una molteplicità di mercati (1,5 miliardi di persone), sesta destinazione turistica al mondo.

DEBOLEZZE
- Dipendenza da approvvigionamenti energetici esterni, dipendenza dai flussi di capitali esterni e dalla fiducia degli investitori, deficit partite correnti.

CLASSIFICHE DI PRODUTTORI
Al mondo
2° paese (dopo la Cina) in termini di numero di migliori aziende di costruzioni
In Europa:
Produttore più grande di tessile, fertilizzanti, televisori, autobus;
2° produttore più grande di ferro e acciaio;

SETTORI IN ESPANSIONE IN TURCHIA

Automobilistico, trasporti e infrastrutture, immobiliare e costruzioni, finanziario, energetico, sanitario, ICT, macchinari, cibi e bevande.

FORECAST

OBIETTIVO 2023:
- Pil: 2.000 miliardi $, Pil pro capite: 25.000 $, Export: 500 miliardi $,10 economia mondiale

INVESTIMENTO DIRETTO ESTERO IN TURCHIA

DOING BUSINESS, FACILITA’ DI FARE BUSINESS
- Il tempo richiesto per avviare un business in Turchia è di 6 giorni, formazione delle società in un giorno;
- Avvio e gestione di un business basato sulla parità con gli investitori locali nel contesto del nuovo Codice Commerciale Turco;
- Sono permessi tutti i tipi e forme di aziende;
- Vantaggi di costo e di tempo significativi a confronto con i Paesi della regione.

OBIETTIVO DEL GOVERNO TURCO
- Incoraggiare i finanziamenti esteri diretti, di tutelare l’investitore straniero, di introdurre una logica di semplice “registrazione” degli investimenti in luogo della precedente “approvazione”;
- Principi fondamentali della legge 4875;
- Equo trattamento;
- Nessun monitoraggio pre-accessione o pre-fondazione;
- Nessun vincolo sulla proprietà delle azioni;
- Nessun obbligo nella scelta del modello societario.

FORME SOCIETARIE IN TURCHIA

L’investimento diretto può assumere diverse forme esplicitandosi, ad esempio, in una Joint Venture societaria o commerciale ovvero in entità individuali con un grado di autonomia giuridica variabile (minima nel caso di ufficio di rappresentanza, massima per le persone giuridiche i.e. società di capitali). Le forme giuridiche più utilizzate negli investimenti diretti in Turchia sono: ufficio di rappresentanza, filiale, società a responsabilità limitata, società per azioni.

UFFICIO DI RAPPRESENTANZA (liaison office)
E’ la forma giuridica in assoluto meno onerosa per l’investitore visto che la stessa non gode di autonomia ed indipendenza giuridica rispetto alla società madre (parent company). L’ufficio di rappresentanza si presenta come trasposizione sul territorio turco dell’entità giuridica straniera, avente il fine principale di “esplorare il mercato”.

REGIME IDE
- Trattamento nazionale
- Nessuno screening prima dell’ingresso/ minimo requisiti capitali
- Diritto di acquistare beni immobili
- Garanzia di trasferimento gratuito dei proventi, i dividendi e gli altri assets
- Diritto di impiegare personale espatriato
- Diritto di accesso al regolamento internazionale delle controversie

SOCIETA’ PER AZIONI (Anonim Sirketi)
Caratteristiche:
- minimo 1 socio (persone fisiche o giuridiche);
- capitale sociale minimo TL 50.000;
- (¼ da versare subito e il residuo in 24 mesi);
- gli amministratori muniti di poteri di firma sono personalmente responsabili per i debiti tributari della società, fermo l’obbligo di escussione preventiva del patrimonio sociale;
- Importante: permesso di lavoro richiede cap. soc. di 100k TL e ratio 1:5 (foreign : local)

SOCIETA’ A RESPONSABILITA’ LIMITATA (Limited Sirketi)
Caratteristiche:
- l numero minimo dei soci è di 1 (persone fisiche o giuridiche);
- Capitale sociale minimo TL 10.000 (¼ da versare subito e il residuo in 24 mesi);
- Di norma il potere di rappresentanza spetta a tutti i soci indistintamente. I soci possono nominare uno o più amministratori (socio o terzo) ma almeno ad un socio deve essere conferito il potere di rappresentanza;
- I soci sono personalmente responsabili per i debiti della società nei confronti del fisco proporzionalmente alla loro partecipazione, fermo l’obbligo di preventiva escussione del patrimonio sociale;
- Importante: permesso di lavoro richiede cap. soc. di 100k TL e ratio 1:5 (foreign : local).

FTZ FREE TRADE ZONE in TURCHIA

In Turchia vi sono 4 tipi di Zone Speciali d’investimento:
- Zone per lo sviluppo tecnologico – Parco Tecnologico (TDZ)
- Zone Industriali Organizzate (OIZ)
- Zone Industriali
- Zone Franche (Free Trade Zone)

ASPETTI FISCALI

- Imposta sul reddito delle società 20%
- In caso di distribuzione degli utili, la legge prevede una ritenuta alla fonte pari al 15%
- Imposta sul reddito delle persone fisiche15%-35%
- Imposta sul valore Aggiunto – Iva 18%
- Transfer pricing
- La disciplina del “transfer pricing” è contenuta nell’articolo 13 della normativa fiscale societaria e nei relativi regolamenti di attuazione, risalenti, rispettivamente, al 2007 e al 2008. Si tratta di una disciplina, che ricalca i principi stabiliti a livello internazionale dall’OECD (Organization for Economic Co-operation and Development) ed, in particolare, il principio del c.d. “prezzo equo” (arm’s lenght).

CARATTERISTICHE DEL SISTEMA GIURIDICO E ASPETTI LEGALI

Civil Law: sistema giuridico che si ispira ai modelli del Codice Svizzero e Codice Rocco (in materia penale). Rispetto alla normativa societaria, i modelli societari esistenti sono:
a) Società in accomandita (Komandit Sirketi Kom. Sti)
b) Società in nome collettivo (Kollektif Sirketi Koll. Sti)
c) Società a Responsabilità Limitata (Limited Sirketi)
d) Società per Azioni (Anonime Sirketi)

Lo strumento generalmente più utilizzato per avviare un’attività imprenditoriale in Turchia è il ricorso alle società di capitali (S.r.l. e S.p.A); i tempi di costituzione sono di 3-4 giorni con costi contenuti.

INCENTIVI IN TURCHIA
Le principali tipologie di incentivi offerti dal Governo alle aziende estere sono:
- Esenzione dazi doganali: esenzione totale dal pagamento dei relativi dazi doganali previsti per l’importazione di macchinari ed apparecchiature provenienti, esclusivamente, da paesi extraeuropei;
- Esenzione dal pagamento dell’IVA: esenzione totale dal pagamento dell’IVA per l’acquisto o l’importazione di macchinari ed apparecchiature da utilizzare nell’ambito di investimenti, per i quali è previsto il rilascio di apposito investment incentive certificate;
- Riduzione dell’imposta sui redditi d’impresa: il Governo ha disposto una riduzione dell’imposta sui redditi d’impresa, che può variare dal 50% al 90%, a seconda del valore dell’investimento e dell’area geografica in cui l’investimento verrà effettuato;
- Riduzione dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro: sono concessi degli incentivi per il pagamento della quota, riservata ai datori di lavoro, dei contributi previdenziali previsti a favore dei propri dipendenti. Tali incentivi possono essere concessi per un periodo compreso tra 2 e 10 anni, a seconda dell’area geografica in cui è previsto l’investimento;
Terreni in concessione: il Ministero delle Finanze può concedere agli investitori il diritto di utilizzare il terreno per 49 anni;
- Contributi al pagamento degli interessi sui finanziamenti: il Governo può concorrere al pagamento degli interessi applicabili ai finanziamenti ottenuti nell’ambito di investimenti, per i quali è prevista la concessione di incentivi. I contributi governativi sono, di regola, compresi tra i 3 e i 7 punti;
- Rimborso dell’IVA: questa tipologia di incentivo trova applicazione, unicamente, in riferimento ad investimenti effettuati in una zona geografica prestabilita.

ACCORDI BILATERALI

ACCORDI INTERNAZIONALI
- Trattati di investimento bilaterali con 85 paesi
- Accordi sulla doppia imposizione con 76 paesi
- Unione doganale con l’UE
- Accordi di libero scambio con 19 paesi
- Promozione e Protezione Investimenti (L. 27 ottobre 2003, n. 294)
- Accordo per evitare le Doppie Imposizioni (L. 7 giugno 1993, n. 195)

PAESI CON ACCORDI DI LIBERO SCAMBIO
- EFTA (Norvegia, Svizzera, Islanda, Liechtenstein), Israele, Macedonia, Bosnia-Herzegovina, Palestina, Tunisia, Marocco, Siria, Egitto, Albania, Georgia, Montenegro, Serbia, Cile, Giordania, Corea del sud, Libano, Mauritius*, Kosovo*
(*) Accordi in fase di approvazione

ASPETTI ASSICURATIVI
Condizioni di Assicurabilità SACE senza condizioni per rischio sovrano, rischio bancario, rischio privato e volturabilità polizza SACE per attività di Export o Investimento Diretto Estero nel Paese.

LINK GOVERNO TURCHIA

LINK AI DESK DELLA RETE ESTERA IBS

Turchia: un paese emergente nel cuore dei conflitti del Golfo

Turkey - un paese emergente nel mezzo della guerra

Turchia: un paese emergente nel cuore dei conflitti del Golfo

Autore: Diego Caballero Vélez
Marzo 2015

Nell’attualità quando parliamo della Turchia la prima cosa che ci viene in mente è quella di un paese dalle ricche città, buona economia, e con un sistema di educazione che promuove lo spirito dell’ Unione Europea dando agli studenti turchi la possibilità di andare in Europa per studiare, etc. In generale, la nostra idea di questo paese è quella di uno musulmano ma con una visione occidentale. L’ importanza di questo paese risiede nel suo sviluppo economico che è iniziato nel 2002 ed ancora continua.

Da quest’ anno fino ad ora, l’economia turca é progredita con una crescita economica costante del 5%, cifra incredibile considerando la crisi e le conflittualitá nei paesi vicini. La Turchia non possiede molte riserve di olio e gas ma la competitività dei suoi servizi, suprattutto nel settore del turismo, e la sua industria, lo compensano. Questa competitività ha fatto sí che molti paesi volgessero il loro interesse sulla Turchia per l’inversione nell’esportazione di prodotti.

Il settore delle energie rinnovabili è diventato uno dei più importanti e quei paesi che sono interessati ad investire lo fanno in questo settore. Soprattutto forniscono i materiali necessari di cui il paese ha bisogno per alimentare lo sviluppo di questo settore. Ma come è successo tutto ció considerando che 30 anni fa la Turchia era caratterizzata da un’economia molto povera? La risposta risiede in due punti principali: la stabilità sociale e la ricostruzione di tutto il sistema.

Il primo elemento è stato fondamentale per il successo dell’economia turca, poichè lo stato ha adottato una posizione moderata allontanandosi dagli estremismi. Inoltre “la ricostruzione del sistema” è stata una ricostruzione del sistema bancario, del controllo di bilancio statale, degli investimenti nelle infrastrutture, educazione, salute e tecnologia. Dal 2002 c’è stata una riduzione della disoccupazione, del debito pubblico e del deficit di bilancio del 19% del PIL ( considerando che comunque l’aumento economico negli ultimi anni ha subito un rallentamento).

Vorrei inoltre sottolineare l’importanza dell’aumento della classe media. Però non tutto sembra roseo attualmente per il futuro turco: un esempio ne é Erdogan, il presidente della Turchia, il cui nazionalismo musulmano sta impedendo alla Turchia la laicizzazione che tutti si aspettavano. Questo sta producendo instabilità sociale, anche per i tumulti delle regioni vicine a causa delle spinte estremiste. Quindi il futuro economico della Turchia dipenderá dall’esito delle guerre vicine (come quella della Siria), dall’avanzata del ISIS, etc.,

Inoltre la sua neutralità e stabilità sociale basata sul sistema laico, supporto per la crescita economica, come anche gli investimenti nel turismo e nelle energie rinnovabili, saranno influenti nel futuro scenario Turco, che continuerá comunque una vicina cooperazione con l’Unione Europea.

LINK Turkey Gov.

FONTI :

http://economia.elpais.com/economia/2013/06/07/actualidad/1370605232_985185.html

http://www.cnbc.com/id/100390252

http://www.foreignaffairs.com/articles/140338/daniel-dombey/six-markets-to-watch-turkey

http://www.nytimes.com/2014/12/23/opinion/akyol-how-turkey-sabotaged-itsfuture.html?_r=0

Turchia Unione Europea ad un passo dal divorzio

Turchia Unione Europea ad un passo dal divorzio ?

turchia-unione-europea-ad-un-passo-dal-divorzio
TURCHIA UNIONE EUROPEA: A UN PASSO DAL DIVORZIO ?

Autrice: Elisa Mariani
Ottobre 2016

Nel lontano 1963 la Turchia concluse con la CEE un accordo di associazione che prevedeva l’incentivazione bilaterale degli scambi commerciali e dei rapporti economici.

A più di cinquant’anni da allora, nonostante i progressi fatti, tale rapporto di cooperazione rischia di essere arrivato al capolinea. È dal 1987 infatti che la Turchia ha manifestato la volontà di aderire all’Unione Europea, e ad oggi la strada da percorrere su questo fronte sembra ancora lunga e tortuosa.

A seguito della dichiarazione come paese candidato nel 1999 e il via ai negoziati nel 2005, diversi ambiti di trattativa sono stati affrontati e conclusi con un riscontro positivo, denotando il rispetto da parte della Turchia di molti dei requisiti richiesti dall’Unione. Nonostante il piano costruttivo messo in atto dalla Commissione Europea nel 2012 per accelerare l’entrata della Turchia nell’UE, rimangono tuttavia alcune questioni irrisolte che non solo rallentano, ma rischiano di impedire tale processo, compromettendo irrimediabilmente il delicato e precario equilibrio raggiunto finora.

Stando al comunicato stampa rilasciato dalla Commissione Europea il 4 maggio 2016, concernente la richiesta della Turchia riguardo all’esenzione dal visto per i cittadini Turchi, l’UE sarebbe favorevole ad adottare tale misura a condizione che la Turchia adempia ai requisiti ancora insoddisfacenti richiesti dall’Unione in materia di corruzione, antiterrorismo, interattività con le istituzioni giudiziarie dei Paesi Membri, collaborazione con EUROPOL e protezione dei dati.

L’attuale indisposizione della Turchia alla revisione della legge antiterrorismo prevista dall’Unione ha incrinato il rapporto creando tensioni che hanno trasformato i buoni propositi in un nulla di fatto.
Inoltre, tale situazione di stallo si è ulteriormente aggravata con i recenti sviluppi in Turchia a seguito del tentato colpo di Stato del Luglio scorso. La repressione attuata dalle autorità turche per far fronte al golpe militare, che ha visto l’impiego di arresti forzati e la possibilità di una violazione della Convenzione Europea sui diritti umani, con la minaccia della reintroduzione della pena di morte, ha messo in allerta l’UE, spingendola a condannare severamente le misure adottate considerate una mancanza di rispetto dello stato di diritto.

Ad Agosto il cancelliere austriaco Christian Kern si era proclamato a favore dell’interruzione dei negoziati per l’entrata a far parte della Turchia nell’Unione. Tuttavia la posta attualmente in gioco è alta, vista anche la presenza della questione migranti.

La Turchia è infatti impegnata nell’accoglienza dei rifugiati siriani nel proprio suolo ed ha in essere un accordo per arginare l’ondata di migranti irregolari sulle isole greche provenienti dalla Turchia, che ha permesso al paese di ottenere dall’Unione Europea sei miliardi di euro di fondi.

In un’intervista, il commissario UE per le migrazioni Dimitris Avramopoulos ha ricordato l’importanza di tale accordo, che ha già dato ottimi risultati in termini di diminuzione dei flussi migratori verso l’Europa. È proprio per tale motivo che l’Unione Europea, tramite la visita in Turchia dell’Alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza Federica Mogherini, avvenuta il 9 settembre, ha voluto riaffermare la propria volontà di continuare a intrattenere e rafforzare i rapporti tra le due parti.

Anche il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Junker ha definito una possibile interruzione dei rapporti con la Turchia “un grave errore di politica estera”.

Prosegue quindi sul filo del rasoio la difficile cooperazione tra Turchia e Unione Europea.

FONTI articolo “TURCHIA E UNIONE EUROPEA: A UN PASSO DAL DIVORZIO?”

- www.europarl.eu
- it.euronews.com
- www.lapresse.it
- www.repubblica.it

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Globalizzazione

Europa e Globalizzazione

Globalizzazione ed Europa

Autore : Matteo Aristei

Maggio 2019

La globalizzazione è il fenomeno causato dall’ intensificazione degli scambi e degli investimenti internazionali su scala mondiale che negli ultimi anni sono cresciuti più rapidamente con la conseguenza di una sempre più maggiore interdipendenza delle economie nazionali, che ha portato anche a interdipendenze sociali, culturali, politiche e tecnologiche i cui effetti positivi e negativi hanno una rilevanza planetaria, unendo il commercio, le culture, i costumi, il pensiero e beni culturali .

Essendo un insieme di fenomeni che presentano aspetti molto diversi, la globalizzazione economica si concretizza in una intensificazione degli scambi commerciali accompagnata dall’ abbattimento delle barriere commerciali ; in una crescita esponenziale dei flussi finanziari all’ interno di mercati sempre più interconnessi ; nell’ aumento del numero, delle dimensioni e dell’influenza dei gruppi economici transnazionali ; nella diffusione delle nuove tecnologie, soprattutto nel campo dell’informazione, con l’ affermarsi, per alcuni, di un nuovo modello economico ( la new economy ); nell’ emergere di problemi collettivi come la povertà mondiale e il sottosviluppo, i rischi ambientali planetari, il dilemma dello sviluppo sostenibile .

La globalizzazione può creare ricchezza e lavoro, ma nasconde un potenziale negativo . L’ UE ha sempre cercato di mitigare gli effetti negativi attraverso regole e collaborazione tra paesi .

L’ Unione europea è il più grande attore nel mercato globale e usa la sua influenza non solo per imporre alti standard alle importazioni ma anche per promuovere i valori europei all’ estero . I deputati europei promuovono misure per combattere la concorrenza sleale proveniente dall’ esterno, come hanno fatto ad esempio quando hanno richiesto che ci fosse una strategia europea in seguito a un’impennata delle importazioni di forniture ferroviarie a basso costo . Per proteggere l’impiego in Europa il Parlamento sta insistendo a favore di un accordo in tempi brevi sulla modernizzazione degli strumenti di difesa commerciale . Si tratta sempre di trovare il giusto equilibrio, come nel caso della Cina .

I membri del Parlamento sono anche consapevoli di quanto la globalizzazione influisca sull’ occupazione : ad esempio sostengono iniziative per rafforzare i diritti dei lavoratori . Il Parlamento sta lavorando per la protezione delle persone in nuove forme di impiego create dall’ economia digitale . Il Parlamento sostiene anche il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione, che aiuta i lavoratori che sono stati licenziati a trovare nuovi lavori .

Per impedire che il commercio di minerali finanzi guerre e violazioni dei diritti umani, i membri del Parlamento hanno adottato a marzo una bozza di regolamento che impone un controllo dei fornitori di quasi tutte le importazioni europee di stagno, tungsteno, tantalio e oro . I grandi produttori dovranno anche dimostrare come intendono verificare che i loro fornitori rispettino le regole .

La Commissione pubblicherà cinque documenti di riflessione da questa settimana fino alla fine di giugno per lanciare un dibattito sul futuro dell’integrazione europea . Ogni documento è dedicato a un tema specifico : la dimensione sociale dell’ Europa, la globalizzazione, l’ unione economica e monetaria, la difesa e le finanze . I documenti contengono idee e scenari su come potrebbe essere l’Europa nel 2025 . L’ iniziativa terminerà a metà settembre con il discorso annuale sullo stato dell’Unione del Presidente Jean – Claude Juncker .

Il rapporto fra globalizzazione e integrazione non è d’ altra parte unidirezionale . L’ Unione possiede infatti gli strumenti per influenzare i processi globali favorendo l’affermazione di quel sistema di regole . L’ Unione è quindi in grado, almeno potenzialmente, di difendere su scala globale concetti come la responsabilità economica, sociale e ambientale : i concetti alla base del suo « modello sociale ».

Globalizzazione in EU

FONTI ARTICOLO :

https://it.wikipedia.org/wiki/Globalizzazione

http://www.europarl.europa.eu/news/it/headlines/priorities/globalizzazione/20170505STO73507/il-futuro-dell-europa-affrontare-la-globalizzazione

https://www.italianieuropei.it/la-rivista/item/551-l-unione-europea-come-risposta-alla-globalizzazione.html

Nuova Via della Seta

LA NUOVA VIA DELLA SETA

Autore : Matteo Aristei

Gennaio 2019

Negli ultimi mesi in Italia si sta parlando molto della “ Nuova Via Della Seta ” che viene anche chiamata “ Belt and Road Initiative ”. Il nome ricorda l’ epoca d’ oro degli scambi tra Asia ed Europa . Si tratta di un progetto creato dalla Cina per espandere, migliorare e sviluppare collegamenti e cooperazioni in Eurasia . La Nuova Via della Seta è un progetto inclusivo perché cerca, anche con sviluppo trainato dagli investimenti dell’ export, di aiutare i paesi poveri che si trovano sulla rotta Cina – Europa . I paesi in questione sono molti, dalla Cina fino in Spagna via terra e dall’ Asia meridionale fino al Mar Mediterraneo via mare, passando attraverso il canale di Suez . Ovviamente l’ Italia ha una posizione strategica molto importante perché offre l’ultimo porto del Mediterraneo che permette il transito delle merci verso il nord Europa . Per l’iniziativa, sono stati stanziati vari miliardi di yuan dal governo cinese .

Nuova via della seta - Belt and road initiative

Il progetto punta a creare infrastrutture che mirano a collegare tutti i paesi, permettendo così un aumento di commercio e una espansione economica . L’ iniziativa è stata annunciata nel 2013 e gradualmente è stata sempre più presa in considerazione, non solo dal governo cinese ma anche da altri paesi .

Nel 2017 a Pechino si è tenuta un assemblea, la “ Belt and Road Forum ” con i più grandi leader internazionali . Il governo cinese vuole ricollegare più di 70 stati con l’intento di instaurare una collaborazione economica globale volta alla pace . La Cina vorrebbe delle cooperazioni con più stati, dato che gli obbiettivi del progetto sono molto alti e perciò necessita di grandi investimenti . Essenzialmente la Cina non è in grado di sostenere da sola i costi di una rete infrastrutturale di dimensioni globali, e invita il resto del mondo a contribuire alla realizzazione di questo ambizioso piano .

Il governo cinese sta creando delle mappe per i tragitti che faranno i mezzi che trasporteranno le merci e c’è una netta distinzione tra progettazione del tratto terrestre e tra quella marittima . Per “ tratto terrestre ” si intende tutti i collegamenti stradali, autostradali, ferrovie e ponti che sono destinati ad essere rotte commerciali e tratti d’ incontro tra i paesi coinvolti ; per quanto riguarda invece il trasporto via mare, la Cina evidenzia l’importanza che avranno alcuni porti per questo progetto .

La Cina sta ritornando a ricoprire un ruolo molto importante per l’economia globale e, con questa iniziativa, mira a sviluppare e a rinforzare il benessere della proprio popolazione, contribuendo anche ad accrescere il PIL e l’economia degli altri paesi . Purtroppo però, ci sono degli ostacoli e anche degli svantaggi per altri paesi: la strategia cinese vuole cambiare gli equilibri internazionali, e per questo, gli Stati Uniti non trarrebbero molti vantaggi e benefici . Dunque, l’America ha già cominciato a creare un politica contro il progetto della Cina, e anche l’India sta dalla sua parte poiché teme le aspirazioni egemoniche di Pechino . L’ Unione europea, dal canto suo, si focalizza sulle questioni legali : i Paesi comunitari temono che la Cina possa egemonizzare gli appalti infrastrutturali frenando la libera concorrenza, chiedendo a Pechino maggiore trasparenza .

In Occidente la Nuova Via della Seta è stata definita in molti modi : un nuovo Piano Marshall, una strategia geopolitica con un obbiettivo di pace e di prosperità condivisa, ma questa iniziativa è anche vista come una strategia colonialista da parte della Cina .
Inoltre la Cina sta progettando Made in China 2025 : è un altro piano di rinnovamento che si accosta alla Nuova Via della Seta . L’obiettivo è quello di trasformare il sistema produttivo cinese puntando sullo sviluppo tecnologico, in maniera da trasformare il paese in una fabbrica del mondo per i prodotti a buon mercato a centro di produzione e smistamento di beni ad alto valore aggiunto .

Per l’Italia la Nuova Via della Seta potrebbe portare dei grossi vantaggi . I terminali marittimi coinvolti nel progetto sono Trieste – Venezia nell’ Adriatico e Genova – Savona nel Tirreno . Per compiere il progetto però c’è ancora molta strada da fare Trieste ha bisogno di proseguire l’ampliamento già iniziato del terminal container e procedere entro qualche anno al suo raddoppio, mentre Venezia cerca uno spazio per un altro progetto creato dal Consorzio Italo – Cinese, ma ancora il governo non lo ha approvato . A Genova, la cui Autorità portuale è stata appena unificata con quella di Savona, si dovrà realizzare una nuova diga posta più al largo di quella attuale . Quando saranno terminati tutti i piani e i progetti inerenti ai lavori per la costruzione delle infrastrutture per la Nuova Via della Seta, l’impatto dei traffici internazionali sull’ economia italiana dovrebbe fare un salto di qualità e l’iniziativa cinese potrebbe portare molti posti di lavoro e può far accrescere il PIL in Italia .

FONTI ARTICOLO :

- Occhi della Guerra http://www.occhidellaguerra.it/che-cose-la-nuova-via-della-seta/
- Panorama https://www.panorama.it/economia/nuova-via-della-seta-ecco-cosa-sta-ottenendo-la-cina/
- https://www.panorama.it/economia/la-nuova-via-della-seta-e-lincognita-dei-porti-italiani/
- Xinhua

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Schengen

Schengen : TRATTATO DI SCHENGEN, COSA C’È DI NUOVO DA SAPERE

Autore : Matteo Aristei

Recentemente il sistema di informazione Schengen è stato rinforzato e si è anche discusso su un ampliamento della zona senza frontiere .

Il Trattato di Schengen ( 14 luglio 1985 ) è un accordo firmato da Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo e Paesi Bassi con lo scopo di eliminare progressivamente i controlli alle frontiere interne e di introdurre la libertà di circolazione per tutti i cittadini dei paesi firmatari, di altri paesi dell’ Unione Europea e di alcuni altri paesi . Ora, lo spazio di Schengen comprende 22 dei 28 paesi dell’ UE. I 26 paesi sono Belgio, Repubblica ceca, Danimarca, Germania, Estonia, Grecia, Spagna, Francia, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Ungheria, Malta, Paesi Bassi, Austria, Polonia, Portogallo, Slovenia, Slovacchia, Finlandia e Svezia , ma quattro non sono membri della UE ( Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera ). Non ne fanno parte Bulgaria, Cipro, Croazia, e Romania, per cui il trattato non è ancora entrato in vigore, e Irlanda e Regno Unito, che non hanno aderito alla convenzione esercitando la cosiddetta clausola di esclusione ( opt – out ).

Le regole della zona Schengen sono che : i paesi devono prendersi la responsabilità di controllare le frontiere esterne dell’ UE; devono applicare le regole comuni di Schengen, come il controllo dello spazio aereo, terrestre e marittimo e rilasciare visti secondo un sistema uniforme ; per assicurare un alto livello di sicurezza nell’ area Schengen ci deve essere cooperazione fra le forze di polizia e di frontiera dei vari paesi attraverso il sistema di scambio di informazioni Schengen .

Schengen

Lo spazio Schengen, uno degli avanzamenti più concreti dell’ Unione europea, è una zona di libera circolazione dove i controlli alle frontiere sono stati aboliti per tutti i viaggiatori, salvo circostanze eccezionali . Ogni anno 1,25 miliardi di viaggi vengono effettuati all’ interno dell’ area Schengen . Inoltre, l’appartenenza a Schengen implica una cooperazione di polizia tra tutti i membri per combattere la criminalità organizzata o il terrorismo .

Mercoledì 24 ottobre 2018 sono state approvate le nuove regole che migliorano la gestione dei confini esterni e salvaguardano la sicurezza interna di 30 paesi europei . Il sistema di informazione Schengen è stato rinforzato per dare più sicurezza ai cittadini europei . Il SIS è stato istituito nel 1990 dopo l’ abolizione dei controlli alla frontiera nello spazio Schengen . La forma attuale ( nota come “ SIS II ”) è stata adottata nel 2006 ed è diventata operativa nel 2013 . Ci saranno regole più forti per la protezione dei dati, oltre alla supervisione da parte del garante .

Uno dei vantaggi più evidenti dell’ Unione Europea è quello della libertà di circolazione, ovvero vivere, studiare, lavorare e andare in pensione ovunque nell’ Unione . Recentemente si è parlato di un allargamento della zona Schengen : il Parlamento europeo ha chiesto varie volte se Romania e Bulgaria vengano ammessi ; il processo dell’ingresso della Croazia è in corso .

Purtroppo però, dal 2015 in seguito alla crisi migratoria e all’ intensificarsi delle minacce terroristiche, alcuni stati hanno deciso di re – introdurre i controlli alle frontiere . In alcuni casi i controlli sono stati prolungati fino al 30 aprile 2018 per la Francia, e fino al 12 maggio 2018 nel caso di Austria, Danimarca, Germania, Svezia e Norvegia . Queste misure sono state concepite per essere temporanee e eccezionali, ma sono passati due anni e ancora non è stato ristabilito un normale funzionamento del sistema . I controlli alle frontiere ostacolano la libera circolazione di persone, merci e servizi in tutta l’ UE . I controlli hanno un impatto negativo principalmente sul settore del trasporto transfrontaliero di merci e del turismo e sui lavoratori : sono infatti 1.7 milioni i lavoratori europei che tutti i giorni attraversano una frontiera per andare al lavoro . Il mantenimento dei controlli comporta per il settore pubblico dei costi amministrativi e relativi alle infrastrutture . Se il trattato di Schengen dovesse crollare, l’economia ne risentirebbe molto .

L’accordo di Schengen è un vero e proprio cardine della vita di milioni di europei, e il suo ipotetico crollo, nono solo porterebbe danni all’ economia, ma anche ai cittadini che, pian piano, non si sentiranno più cittadini europei e ciò porterà a un malessere comune .

FONTI ARTICOLO :

http://www.europarl.europa.eu/news/it/headlines/security/20181011STO15882/rafforzamento-del-sistema-di-informazione-schengen

https://www.internazionale.it/notizie/2015/09/15/come-funziona-lo-spazio-schengen-mappa

https://eur-lex.europa.eu/summary/glossary/schengen_agreement.html?locale=it

http://www.europarl.europa.eu/factsheets/it/sheet/152/politica-d-immigrazione

EU Singapore

EU SINGAPORE

VIA LIBERA AGLI ACCORDI COMMERCIALI TRA UNIONE EUROPEA E SINGAPORE

Autore : Matteo Aristei

EU Singapore

Quasi tutte le tasse doganali verranno abolite e verranno tutelati i diritti dei lavoratori e ci sarà maggiore protezione dell’ ambiente . L’approvazione di questi accordi è mirata anche a un maggiore sviluppo economico . L’ accordo era in discussione da circa dieci anni .

Singapore, oltre ad essere una delle città – stato che è al centro delle aree più dinamiche ed in forte crescita al mondo, è una delle principali destinazioni per gli investimenti europei in Asia, ed è anche il terzo maggiore investitore asiatico in Europa ( dopo Cina e Giappone ). Oltre 10 mila aziende europee hanno una sede a Singapore, che usano come base d’ appoggio per entrare nei mercati indiano, cinese e giapponese . Singapore è il quattordicesimo partner commerciale dell’ Unione Europea e il principale nella regione : è tra i primi venti partner commerciali dell’ Unione per lo scambio di beni, tra i primi cinque per lo scambio di servizi e tra i primi dieci per quanto riguarda gli investimenti diretti . Il commercio bilaterale tra UE e Singapore supera già i 52 miliardi di Euro ( di questi 2,1 miliardi sono export italiano soprattutto da parte di PMI ), mentre gli scambi di servizi si avvicinano ai 50 miliardi .

EU Singapore agreement

L’ UE Singapore hanno avviato i negoziati commerciali e di investimento nel 2010 e nel 13 Febbraio 2019, a Strasburgo la maggioranza del Parlamento Europeo ha approvato gli accordi di libero scambio e di tutela degli investimenti tra Singapore e Unione Europea . Questi nuovi accordi sono un altro modello di cooperazione dell’ Europa con l’ Asia . Gli accordi aboliranno tutte le tariffe doganali entro 5 anni e ci sarà un libero scambio di servizi in vari ambiti . L’ accordo include inoltre il rafforzamento dei diritti dei lavoratori e la tutela dell’ ambiente, tema particolarmente importante per il Parlamento . Singapore riconoscerà anche gli standard di qualità europei riguardo i prodotti agroalimentari, dispositivi elettronici e sicurezza delle automobili . Infine, i deputati hanno sostenuto un accordo di partenariato e cooperazione, per estendere la cooperazione al di là del settore del commercio, in campi quali la lotta al cambiamento climatico o al terrorismo . L’ accordo di partenariato e cooperazione è stato approvato con 537 voti favorevoli, 85 contrari e 50 astensioni .

Inoltre, l’ accordo EU Singapore tutelerà circa 190 indicazioni geografiche dell’ UE, il 25 % delle quali italiane . Tra le etichette tutelate nel settore alimentare ci sono l’ Aceto balsamico di Modena, la Mozzarella di Bufala Campana, il Pomodoro di Pachino, l’ Arancia Rossa di Sicilia, il Grana Padano, la Mortadella di Bologna, il Pecorino Romano, il Gorgonzola, la Lenticchia di Castelluccio di Norcia e il Prosciutto di Parma e quello di San Daniele . Tra quelle del settore delle bevande, invece, la Grappa, il Montepulciano d’Abruzzo, il Prosecco e il Chianti, solo per citarne alcune .

Essendo il primo accordo commerciale bilaterale tra l’ UE e un paese membro dell’ Associazione delle nazioni del Sud Est asiatico ( ASEAN ), l’ accordo fa da trampolino di lancio per ulteriori accordi di libero scambio tra le due regioni . Una volta concluso, l’ accordo commerciale può entrare in vigore il primo giorno del secondo mese che segue la conclusione . Per quanto concerne l’accordo sulla protezione degli investimenti e quello sul partenariato e cooperazione, dovranno essere gli Stati membri a ratificarli per l’ entrata in vigore .

Il relatore sugli accordi sul libero scambio e di protezione degli investimenti, David Martin ( S&D, UK ), ha sostenuto che “ il Parlamento ha dimostrato il proprio impegno a favore di un sistema commerciale regolato . L’ Unione europea con l’ accordo EU Singapore mantiene in vita un commercio libero ed equo ”.

EU agreement with Singapore

FONTI ARTICOLO

https://www.europarl.europa.eu/news/it/press-room/20190207IPR25207/ep-gives-green-light-to-eu-singapore-trade-and-investment-protection-deals
http://www.europeanaffairs.it/blog/2019/02/15/ue-singapore-il-parlamento-approva-gli-accordi-commerciali/
https://agensir.it/quotidiano/2019/2/13/parlamento-ue-via-libera-ad-accordi-commerciali-con-singapore-martin-sviluppo-economico-e-protezione-di-lavoratori-e-ambiente/
https://www.ilpost.it/2019/02/13/approvato-accordo-unione-europea-singapore/

EU JAPAN

EU JAPAN – Economic partnership agreement

EU JAPAN economic partnership agreement

EU JAPAN : IL NUOVO ACCORDO DI PARTENARIATO ECONOMICO

Autore: Lorenzo Giusepponi
Gennaio 2018

D’ora in poi vi saranno maggiori opportunità per le imprese europee e giapponesi di accedere ai rispettivi mercati di export. Il 7 dicembre, il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker e il premier giapponese Shinzo Abe hanno affermato che è ormai prossima la conclusione del negoziato sull’accordo di libero scambio che era iniziato del 2013 e che rappresenta il 30% del PIL mondiale, nonché un blocco di 600 milioni di persone, il che rende evidente il desiderio comune a entrambe le parti di mostrare a tutto il mondo un atteggiamento favorevole al libero scambio e contrario al protezionismo. Ora si aprirà una complessa procedura per la firma ufficiale, attesa nella prossima estate, che vede la discussione delle rimanenti questioni tecniche fino al raggiungimento di un testo finale. Successivamente, l’accordo dovrà essere approvato sia dal Parlamento Europeo che dai parlamenti dei singoli Stati membri. Entrambe le parti contano sull’entrata in vigore dell’accordo entro gli inizi del 2019.

Quadro generale

Le esportazioni dell’UE in Giappone ammontano già a 58 miliardi di euro per quanto riguarda i beni e a 28 miliardi per i servizi. Inoltre il Giappone si trova al quarto posto tra i Paesi verso i quali sono maggiormente dirette le esportazioni agricole dell’UE. Grazie all’accordo di partenariato economico, le comunità agricole e i produttori di alimenti e di bevande beneficeranno di un accesso agevolato al mercato giapponese, con una maggiore possibilità di lanciare i loro prodotti su un mercato di 127 milioni di consumatori.

Settore alimentare

I prodotti europei di alta qualità come vini, formaggi, cioccolato, carni suine e pasta sono molto apprezzati dai consumatori giapponesi, ma il Giappone impone su di essi dazi doganali elevati: dal 30 al 40% sul formaggio, 38,5% per le carni bovine, 15% sui vini, fino al 24% sulla pasta e fino al 30% sul cioccolato. Grazie all’accordo, il Giappone eliminerà i dazi su oltre il 90% delle esportazioni agricole dell’UE, e riconoscerà 205 indicazioni geografiche europee scelte dagli Stati membri per il loro reale o potenziale valore di esportazione. Di conseguenza, solo i prodotti riconosciuti potranno essere venduti in Giappone. Ciò renderà illegale vendere prodotti di imitazione e vi sarà una garanzia di qualità per i consumatori giapponesi.

Sicurezza alimentare

Le norme giapponesi sulla sicurezza alimentare, come quelle europee, sono altamente esigenti. Il Giappone, ad esempio, non permette che si faccia uso di ormoni della crescita nella produzione di carni bovine, e la legislazione che regola gli OGM è molto importante per i consumatori giapponesi. Parallelamente agli altri accordi commerciali dell’UE, l’accordo con il Giappone non metterà minimamente a rischio il grado di tutela europeo in materia di sicurezza alimentare. Tutti i prodotti di origine animale importati dal Giappone dovranno essere accompagnati da un certificato veterinario, come già accade oggi, e solo un’autorità competente in Giappone potrà rilasciare tale certificato. Ad essa, la Commissione Europea ha ufficialmente riconosciuto la competenza di certificare la conformità agli obblighi di importazione dell’UE. Inoltre, il Giappone e l’UE hanno stabilito l’istituzione di un comitato misto con lo scopo di affrontare il prima possibile la questione delle misure sanitarie e fitosanitarie.

Esportazioni

Il Giappone è la quarta economia mondiale e il secondo maggior partner commerciale asiatico dell’UE, preceduto solo dalla Cina. Tuttavia, per l’Europa, il Giappone è solo il settimo mercato di esportazione. Secondo le previsioni, l’agevolazione delle esportazioni in Giappone produrrà vantaggi per le imprese dell’UE che producono e commerciano, oltre ai prodotti agroalimentari, anche macchinari elettrici, prodotti farmaceutici, dispositivi medici, mezzi di trasporto, prodotti tessili e abbigliamento. Le esportazioni europee in Giappone di prodotti alimentari trasformati potrebbero aumentare persino del 180%, il che equivale a una crescita delle vendite fino a 10 miliardi di euro. Inoltre, poiché il Giappone ha accettato di adeguare le norme relative alle auto a quelle internazionali, applicate anche dall’UE, per i costruttori di automobili dell’UE sarà più facile vendere i loro veicoli in Giappone. Infine, dal momento che ad ogni miliardo di euro di esportazioni dell’UE verso il Giappone corrispondono 14.000 posti di lavoro in Europa, quanto più l’Europa esporta, tanti più posti di lavoro sarà possibile creare o conservare.

Appalti

Si stima che nei sistemi economici come quello europeo e giapponese, l’acquisto di beni e servizi da parte dello Stato costituisca oltre il 15% dell’economia totale. Si tratta di un mercato vasto e ricco di opportunità commerciali. Grazie all’accordo, l’UE avrà un migliore accesso alle gare d’appalto giapponesi a livello di amministrazione centrale, regionale e locale. Una delle priorità dell’UE nei negoziati era quella di poter accedere al mercato giapponese delle ferrovie più efficacemente. Il Giappone ha in gran parte accettato, e ha anche deciso di aprire gli appalti agli offerenti dell’UE per ospedali, istituzioni accademiche e distribuzione di energia elettrica, nonché di concedere ai fornitori europei un accesso indiscriminato al mercato degli appalti di 48 città che rappresentano il 15% della popolazione giapponese. Da parte sua, l’UE aprirà parzialmente il proprio mercato degli impianti ferroviari, e ha concesso al Giappone un migliore accesso agli appalti indetti dalle autorità comunali.

Protezione dell’ambiente

L’UE si impegna a garantire che la sua politica commerciale favorisca lo sviluppo sostenibile. L’UE e il Giappone si impegneranno a: conservare e gestire le risorse naturali in maniera sostenibile, affrontare le problematiche della biodiversità, anche contrastando il commercio illegale di specie selvatiche, praticare una silvicoltura sostenibile, anche combattendo il disboscamento illegale, e praticare una pesca sostenibile.

Fonti articolo EU JAPAN :

- ec.europa.eu
- www.ilsole24ore.com
- Video e foto

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Antidumping

Antidumping UE

Antidumping European Union EU

Antidumping : come l’ Unione Europea affronta la situazione

Autore : Matteo Aristei
Maggio 2019

Che cos’ è il dumping ?

In inglese il termine “ dump ” significa “ scaricare ”. È una pratica per cui le grandi imprese immettono nel mercato europeo dei prodotti a un prezzo molto ridotto rispetto a quello di mercato . Il dumping è un tipo di concorrenza sleale perché i prodotti vengono venduti ad un prezzo che non rispecchia in modo corretto il costo di produzione . Per le imprese europee è molto difficile rimanere competitive a queste condizioni e nelle ipotesi peggiori sono costrette a licenziare i lavoratori e chiudere .

Per questo motivo l’ Europa adotta vari strumenti di difesa commerciale e la legislazione comunitaria prevede :

- Misure antidumping, nei confronti di importazioni effettuate sul mercato comunitario da parte di imprese di paesi terzi che vendono prodotti a prezzi inferiori al prezzo di vendita sul mercato d’ origine della merce ( importazioni in dumping );
- Misure anti sovvenzione, nei confronti di importazioni che usufruiscono di aiuti e sovvenzioni statali concessi dai governi alle proprie imprese ;
- Salvaguardie, attivate in presenza di grave danno alle imprese comunitarie derivante da distorsioni del mercato, come quelle causate da flussi anomali di importazioni .

L’ UE crede nel libero commercio che crea occupazione e benessere . Il comportamento sleale di alcuni paesi può alterare le dinamiche del libero mercato attraverso la sovrapproduzione o l’ introduzione di prodotti sovvenzionati che vengono poi venduti a prezzi inferiori rispetto a quelli di mercato e se si vuole proteggere le aziende e i lavoratori, l’ UE deve utilizzare misure di contrasto ai sussidi o anti – dumping . L’ UE può imporre delle sanzioni a paesi non appartenenti all’ UE qualora questi siano responsabili di pratiche commerciali sleali all’ interno del mercato europeo e la sanzione assume la forma di dazi o tariffe nei confronti dei prodotti oggetto di dumping .

L’ Unione Europea deve operare secondo le norme dell’ Organizzazione mondiale del commercio ( OMC ). L’ OMC è un’ organizzazione internazionale composta da 164 membri che regola il commercio a livello globale e definisce il quadro di riferimento per la negoziazione degli accordi commerciali ed è dotata di regole proprie per la risoluzione delle controversie . membri dell’ OMC hanno concordato di seguire le procedure stabilite dall’ organizzazione in modo da semplificare la risoluzione delle controversie . Tra queste regole vi è anche una procedura che indica come comportarsi in caso altri paesi introducano nel proprio mercato dei prodotti oggetto di dumping a prezzi tenuti artificialmente bassi .

La Cina è il principale obiettivo dei dazi anti – dumping europei . Nell’ ottobre del 2016 sono stati imposti dazi su più di 50 prodotti provenienti dalla Cina, soprattutto alluminio, biciclette, cemento, sostanze chimiche, ceramiche, vetro, carta, pannelli solari e acciaio . Nell’ Unione Europea questa pratica non è molto diffusa, ma comunque l’ Europa attua delle misure di protezione e precauzione .

A novembre del 2017 i deputati dell’ Unione Europea hanno optato per delle regole più rigide per contrastare la concorrenza sleale, tra cui considerare l’ impatto del dumping sociale e ambientale al momento di elaborare misure anti – dumping e controllare le situazioni nei vari paesi esportatori . Quest’ ultimo compito verrà eseguito dalla Commissione europea che creerà delle relazioni a riguardo, utilizzabili dalle imprese europee in caso vogliano presentare ricorso .

A maggio 2018 i membri del Parlamento europeo hanno approvato delle norme supplementari per permettere all’ UE di imporre delle tariffe più alte sulle importazioni oggetto di dumping o di sovvenzioni .
Queste regole consentiranno di ridurre i tempi delle inchieste anti – dumping, istituire uno sportello per le piccole e medie imprese per gestire i ricorsi e le procedure d’inchiesta e coinvolgere i sindacati nelle indagini e nella valutazione degli eventuali dazi . Le nuove norme prevedono anche che tutti i prodotti in arrivo sul mercato UE vengano severamente controllati e registrati dal momento in cui viene notificata un’ indagine .
Le regole verranno estese alle zone economiche esclusive, cioè le zone marittime su cui uno stato esercita diritti d’ uso, utilizzate principalmente per la produzione di energia .

Entrambe le proposte entreranno in vigore dopo l’approvazione anche da parte del Consiglio e la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell’ UE .

Antidumping EU

FONTI ARTICOLO

http://www.europarl.europa.eu/news/it/headlines/priorities/globalizzazione/20180621STO06336/che-cos-e-il-dumping-definizione-e-impatto
https://www.mise.gov.it/index.php/it/component/content/article?id=2019751:misure-di-difesa-commerciale
https://europa.eu/euprotects/our-society/european-mosaic-how-eu-trade-investigators-protected-jobs-against-unfair-competition_it

Accordo di Parigi

“ Accordo di Parigi: le sorti del mutamento climatico ”

Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici

Accordo di Parigi: le sorti del mutamento climatico

Autore: Giulia Turchetti
Dicembre 2017

Alla ventunesima conferenza sul clima di Parigi (COP21) del dicembre 2015, ben 195 Paesi hanno ratificato il primo accordo universale e vincolante dal punto di vista giuridico sul clima “Accordo di Parigi”.

Per “Accordo di Parigi” si intende un accordo globale sui cambiamenti climatici, volto alla creazione di un piano d’azione per limitare il riscaldamento globale al di sotto dei 2ºC. La stipulazione di questo accordo deriva dall’esigenza di trovare un rimedio ai cambiamenti climatici: una questione importante a livello globale con possibili ripercussioni per tutti.

A causa dell’esigua partecipazione al protocollo di Kyoto e alla mancanza di un accordo a Copenaghen nel 2009, l’Unione europea ha dato il suo contributo nella realizzazione di un’ampia coalizione di Paesi sviluppati e in via di sviluppo a favore di obiettivi prestigiosi. Questo ha chiaramente determinato il risultato positivo della conferenza di Parigi.

I governi dei Paesi firmatari hanno quindi stabilito di riunirsi ogni cinque anni per stabilire obiettivi più ambiziosi in base alle conoscenze scientifiche, riferire agli altri Stati membri e all’opinione pubblica cosa stanno facendo per il raggiungimento degli obiettivi fissati, e segnalare i progressi compiuti attraverso un sistema basato sulla trasparenza e la responsabilità.

Anche in Germania, a Bonn, si è tenuta il novembre scorso la Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sul clima, più semplicemente nota come Cop23: ovvero il vertice delle promesse prese nella Cop21 a Parigi e da mantenere come impegno civile nel futuro. Un impegno che viene sentito con urgenza e necessità allo stesso tempo: infatti gli scienziati parlano di come la Terra stia sperimentando il periodo più caldo nella storia della civilizzazione e che la causa principale di tale fenomeno è proprio l’uomo.

Il tempo rimasto per agire purtroppo è poco ed è necessario intraprendere la strada di una rivoluzione climatica veloce ed ambiziosa, concretizzando la visione di Parigi, dandole gambe e corpo.

L’obiettivo principale dell’ Accordo di Parigi è quello di contenere gli effetti del surriscaldamento globale, limitando le conseguenze dannose derivanti dai cambiamenti climatici indotti dall’uomo, a partire dal 2020. A tal proposito i Paesi industrializzati contribuiranno allo stanziamento di un fondo annuo “Green Climate Fund” di 100 miliardi per il trasferimento di tecnologie pulite nei Paesi che hanno bisogno di un sostegno per avviarsi verso il cammino della green economy.

Malgrado proprio gli Stati Uniti si siano fatti promotori di questo importante obiettivo, in quanto classificabili tra i maggiori inquinatori responsabili del mutamento climatico, oggi potrebbero abbandonare la scena. Con una nuova amministrazione, guidata da Donald Trump, gli Stati Uniti si ritirano nel loro isolazionismo perché lo stesso Presidente ha più volte affermato che l’accordo di Parigi sarebbe un accordo squilibrato, che mina gli interessi americani e costituisce un ostacolo alla realizzazione del fare dell’ “America great again”.

Congiuntamente al ritiro si è accompagnata la scomparsa di un’intera sezione sul cambiamento climatico dal sito della Casa Bianca, sostituita da una dedicata a un piano energetico per l’America. L’intento di Trump è quello di eliminare politiche come il “Climate Action Plan”, da lui ritenute pericolose ed inutili. Esso consiste nel piano di riduzione delle emissioni sottoscritto dal suo predecessore Obama.

Tuttavia non si può uscire in modo unilaterale e lineare dall’Accordo di Parigi. Infatti esso contempla un margine di tre anni e un preavviso di un anno, il che fa quattro anni in tutto. Trascorso questo periodo di tempo sarà giunta la fine del mandato di Donald Trump.

Quindi la posizione degli Stati Uniti in materia di cambiamenti climatici potrebbe essere nuovamente negoziata e non essere definitiva, anche perché l’ipotetica distruzione dell’Accordo di Parigi, equivale alla distruzione della Terra stessa.

FONTI ” ACCORDO DI PARIGI “:

Europa.eu
Nazioni Unite
Wikipedia

TESTO ORIGINALE DELL’ ACCORDO DI PARIGI:

Accordo di Parigi English Version

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